Dalla linotype ai nuovi inserti "Molto". Nati sotto il segno della "M" gotica

Il Messaggero ha una storia che racchiude mille altre storie che raccontano l'evoluzione di un progetto ambizioso

Una rotativa del Messaggero
di Alessadra Spinelli
5 Minuti di Lettura
Sabato 17 Giugno 2023, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 07:07

Per primo lo ha scritto proprio il nostro fondatore, Luigi Cesana: “Il Messaggiero è il giornale dei giornali”. Lui proponeva una raccolta degli articoli più interessanti anche pubblicati altrove ma erano parole in un certo senso epifaniche, che, via via, dal passato si sono strutturate in realtà: Il Messaggero, senza “i” già dal gennaio del 1879, è davvero un’altra cosa, anzi casa, rispetto ad altre iniziative editoriali, è un’identità precisa, radicata nelle viscere di Roma e specchio dello Stato tutto. È la casa delle notizie, dove ognuno può trovare il proprio angolo in cui rispecchiarsi, anche attraverso innovazioni grafiche e nuovi prodotti editoriali che l’hanno riammodernata senza mai tradire l’indirizzo dell’essere “giornale dei giornali” con uno sguardo profondo sul qui e ora e lungo verso l’orizzonte.

La sede storica, ex hotel Select

Forse non è un caso che questa casa trovi spazio dal 1920 nell’ex hotel Select in via del Tritone 152: oggi mostra la sua grandezza nella tettoia liberty, nella candida architettura e in qualche porta di legno istoriata all’interno. Su e giù per quelle antiche scale in un secolo e mezzo hanno camminato garibaldini come Giuseppe Bandi che raccontò l’epopea dei Mille, scrittori come Trilussa, Pirandello, Moravia e Maraini, politici e intellettuali come Labriola, Bissolati, Spadolini, letterati come Flaiano e Manganelli. Pochissimi esempi per centinaia di altri nomi, volti e storie. Una delle storie più succose di casa Messaggero non sappiamo se sia vera o una delle tante leggende che i muri del palazzo custodiscono. Ma è una storia bellissima e che racconta bene lo spirito di giornalisti e grafici di via del Tritone. La pagina icona dello sbarco sulla Luna e del primo passo di Neil Armstrong, quella esposta al Moma - e della campagna pubblicitaria iconica con Gigi Proietti che parla al futuro-, LUNA PRIMO PASSO, contiene una fotografia di un’orma di stivale. Suolo lunare o arenile di Fregene? Comunque sia stato, soluzione geniale da accoppiare a un titolo perfetto, grandissimo, otto volte quello del New York Times, creazione magistrale fatta a mano di Piergiorgio Maoloni che con Pasquale Prunas ha rivoluzionato le regole grafiche di casa Messaggero e non solo.

Un rapporto stretto quello del giornale, dei giornalisti, dei grafici e dei tipografi - uniti sotto la raffinata M gotica di colore blu - ancora adesso che la tecnologia ha spuntato le matite colorate e non si sentono più i rumori di una tecnologia industriale ma solo il ticchettio soffice di un computer. Eppure, accanto al torrente sotterraneo che alimenta la Fontana di Trevi - se si scendeva nel secondo piano dei sotterranei dell’archivio si sentiva il rumore dell’acqua- esiste ancora negli intercapedini e sotto di noi verso il Traforo e il Rione Monti un tubo lungo quasi due chilometri, il tubo della posta pneumatica.

Il vecchio processo produttivo

Dalle redazioni partivano gli articoli per la tipografia - “tump-puff” era il suono che si udiva - dove venivano composti nelle pagine che da lì si mandavano a via Urbana in quella che allora era la rotativa del Messaggero e da dove partivano i furgoncini con la mitica scritta blu in giro per Roma. La vecchia linotype, come un raro gioiello di famiglia, la mostriamo all’entrata di casa. Non un cimelio da far impolverare ma un ricordo di come la tecnologia ci abbia accompagnato e ci accompagni ancora oggi con più strumenti e formule algoritmiche che cambiano in continuazione. E se la Terza pagina del nostro quotidiano è stata per decenni un faro culturale e civile - epiche le battaglie per i diritti, dal divorzio all’aborto - la Cronaca di Roma ha fatto storia diventando per prima un fascicolo a sé stante, con l’espansione di quella rubrica di gossip Roma Giorno&Notte che grazie anche agli scatti di Rino Barillari ha subito stabilito chi conta e chi no nella Capitale della Dolce Vita, dei Palazzi e dello Showbiz. Ed è stato il Messaggero degli anni 80 e 90 del secolo scorso a inventarsi i supplementi, “I Quartieri” - mitica la vignetta del grafico Manlio Rocchetti “non puoi andare al bagno che ti spunta fuori uno dei Quartieri” per sottolineare la capillarità dei cronisti - quelli patinati di Sport e quelli più raffinati con la collaborazione di Franco Maria Ricci.

L'arrivo di "Molto"

E ora i Molto, ideati dal grafico spagnolo Sergio Juan e messi a terra da Mauro Anelli, seguendo la linea delle “M” che aveva caratterizzato la nuova pagina di cultura e società denominata “Macro”. MoltoEconomia, MoltoSalute, MoltoFuturo e MoltoDonna, sono l’esempio più unico che raro di dinamismo imprenditoriale proprio nel momento in cui tutto il mondo si fermava per il Covid, e di vera sinergia con tutte le testate del Gruppo Caltagirone. Un vero “giornale dei giornali” che poi rimbalza sul web e viaggia sulla cresta delle onde sonore dei podcast. Stanze diverse di casa Messaggero che si apre alla città. Per i 145 anni, infatti, ci siamo fatti un regalo. Abbiamo davvero aperto le porte di via del Tritone 152 ai protagonisti della vita economica e culturale. Ci sono venuti a trovare Carlo Verdone, Valerio Lundini, Paolo Bonolis, Pilar Fogliati, Ilenia Pastorelli.

Mostra del Messaggero per i 145 anni, il viaggio delle stelle: Verdone, Brilli, Lundini

E poi i calciatori Sebino Nela e Nando Orsi - il derby è quotidianità al Messaggero - i rappresentanti dell’alta moda con le maison Gattinoni e Fendi in quel connubio di passioni che dallo Stadio Olimpico rimanda ai boati di stupore delle sfilate romane di “Donna sotto le stelle”. Esilaranti gli stand up di Michela Giraud e la posta del cuore e degli altri organi vitali di Michela Andreozzi mentre Alex Britti ha incantato tutti con i suoi virtuosismi dal tetto del Messaggero. Ma al di là dei noti, sono stati tantissimi i cittadini che si sono rispecchiati nella storia del giornale e di Roma, tutti belli ordinati in mostra, sfogliando a casa Messaggero, a casa loro, l’album di famiglia andando a cercare quella data, quella copertina, quell’avvenimento così importante per loro. E diventando così loro in prima persona notizia del “giornale dei giornali”.

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