L'inquinamento da microplastica si può depositare in profondità nei polmoni degli esseri umani. Particelle di questo tipo sono state scoperte per la prima volta nel tessuto di undici pazienti analizzati su tredici. Lo ha reso noto The Guardian, riportando i risultati di uno studio realizzato nel Regno Unito. «Non ci aspettavamo di scoprire particelle nelle regioni inferiori dei polmoni e neppure delle dimensioni che abbiamo trovato», ha affermato Laura Sadofsky della Hull York medical school, autrice senior della ricerca: «È sorprendente perché le vie aeree sono più piccole nelle parti inferiori dei polmoni e ci saremmo aspettati che particelle di queste dimensioni venissero filtrate o intrappolate prima di arrivare così in profondità. Questi dati comunque forniscono un importante progresso nel campo dell'inquinamento atmosferico, delle microplastiche e della salute umana».
Microplastiche trovate nei polmoni degli esseri umani: la scoperta choc nel Regno Unito
Che i minuscoli frammenti di plastica dispersi nell'ambiente possano finire nel sangue ed entrare in circolazione nel corpo umano è stato già provato il mese scorso da una ricerca coordinata dalla Vrije Universiteit di Amsterdam.
Il nuovo studio realizzato nel Regno Unito dimostra ora che le microplastiche possono depositarsi nei polmoni. I ricercatori hanno prelevato campioni dal tessuto di tredici pazienti sottoposti a intervento chirurgico, li hanno analizzati e hanno scoperto la presenza di microplastiche in undici casi. Due studi precedenti, fa sapere The Guardian, avevano trovato microplastiche a tassi altrettanto elevati nel tessuto polmonare prelevato durante le autopsie. La ricerca, accettata per la pubblicazione dalla rivista Science of the total environment, ha analizzato particelle di dimensioni fino a 0,003 mm utilizzando la spettroscopia per identificare il tipo di plastica. Le microplastiche, dunque, si stanno diffondendo sull'intero pianeta, dalla vetta dell'Everest agli oceani più profondi. Ora i ricercatori dovranno approfondire i loro studi per offrire un quadro completo dei possibili danni. «La nostra ricerca è stata la prima a indicare che abbiamo particelle di polimero nel sangue», ha affermato Dick Vethaak, ecotossicologo della Vrije Universiteit di Amsterdam: «Ma dobbiamo estendere lo studio» ha sottolineato, riferendo che ulteriori ricerche sono già in corso.