Proteste Francia, cosa succede (e perché): dall'omicidio di Nahel alle violenze, con i social sotto accusa e il nodo banlieue

Sabato 1 Luglio 2023, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 17:56

Social network sotto accusa

Senza social network le proteste sarebbero state diverse? TikTok e Snapchat stanno facendo da cassa di risonanza per i rivoltosi. Alcuni hashtag sono: #Nahel, #nanterre, #polizia, #guerra civile. La maggior parte delle parole chiave e delle tendenze suggerite dagli algoritmi dei social network puntano sui video che raccontano l'esplosione di violenza che sta attanagliando la Francia. Il governo non ha dubbi sul ruolo che stanno giocando i social nell'amplificare i disordini scoppiati in Francia. Macron ha sottolineato questa responsabilità durante la riunione del comitato interministeriale.

«A volte abbiamo la sensazione che alcuni ragazzi vivano per strada i videogiochi che li hanno intossicati», ha detto il presidente riferendosi ai giochi "Grand Theft Auto" o "Call of Duty Warzone", mentre molti video che inondano i social fanno proprio riferimento a essi, a volte in modo ironico o addirittura umoristico.

L'esecutivo parla di «una forma di mimetismo della violenza» e chiede alle piattaforme «di organizzare la rimozione dei contenuti più sensibili». Le violenze sono condivise sulle bacheche, in massa e in tempo reale. Ecco perché c'è il timore di un effetto emulazione.

«Nelle prossime ore adotteremo una serie di misure innanzitutto in collaborazione con queste piattaforme», ha annunciato il Capo dello Stato. Il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, il ministro del Digitale Jean-Noël Barrot hanno incontrato i responsabili delle piattaforme digitali, per chiedere il loro "sostegno", in particolare per «identificare gli utenti dei social network coinvolti nella commissione di reati».Contattati dall'AFP, Meta (Facebook, Instagram) e TikTok non hanno rilasciato alcun commento immediato.

Il punto è che i social danno un supporto fondamentale a chi organizza manifestazioni legali (è possibile organizzare in poche ore raduni e azioni collettive), ma anche a chi ha intenzione di protestare in modo violento. Snapchat, un social network molto popolare tra i giovani, dispone di una mappa interattiva che mostra in tempo reale i luoghi in cui si concentrano le pubblicazioni, i video dei danni e degli scontri con la polizia che sono diventati virali. «Ci stiamo unendo per attaccare la polizia», era uno dei messaggi lanciati. «Non è stato coordinato ma è stato lanciato», osserva Jean-Marc Luca, direttore del dipartimento di pubblica sicurezza dell'Essonne.

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