Le parole del regista
«Quello che capita spesso alle persone che subiscono violenza è che dopo hanno i fari puntati su di loro e diventano l'attrazione della narrazione di quell'evento, in qualche modo le imputate - spiega il regista Molaioli - Questo è quello che succede anche in questa serie, e quello che la protagonista tenta di fare è affrancarsi dal ruolo di vittima, per tentare di affermare se stessa come una persona libera che ha una propria identità».
Il meccanismo della difesa, «figlio di una cultura distorta che non è del tutto superata ma straordinariamente contemporanea - spiega ancora il regista - è che la vittima o se la sia cercata o abbia fatto di tutto per procurarsela. All'epoca veniva detto forse in modo più sfacciato, ma anche oggi viene detto o insinuato. E questa è un'ulteriore violenza».