Il passato turbolento
Rispetto a tanti altri giovani Achille si sente fortunato «perché scrivere è anche conoscersi e curarsi. Se non avessi scritto non so che farei oggi, c’era qualunque rischio. Vengo da una situazione familiare complessa, dalla periferia violenta. Ero un turbolento minorenne e scrivere è stata una specie di terapia». Capito o no non gli interessa ma «in Italia c’è un pregiudizio: si pensa che un artista sia esibizionista, anziché capire che c’è un pensiero dietro».