Spettacoli: RaiPlay, il futuro della tv sarà affidato al web
Il nuovo ad della Rai, Carlo Fuortes, poche settimane fa non si
è perso in chiacchiere quando ha annunciato che
«RaiNews.it sarà l'unica testata
giornalistica online della Rai. Il nostro obiettivo è
rivoluzionare quell'offerta digitale che finora è stata
troppo povera». Insomma, qualcosa a Viale Mazzini su questo
fronte si farà nella nuova veste Rainews.it è online
da due giorni - ma con vent'anni di ritardo l'appuntamento
con l'informazione sul web è ormai perso per
sempre.
La Rai potrebbe agganciare davvero il ventunesimo secolo, invece,
se il prossimo anno decidesse di puntare sempre più risorse
sulla piattaforma RaiPlay, realtà online diretta dal 2019 da
Elena Capparelli, romana, 53 anni, dal 1997 al lavoro in azienda
(è online dal 2016, ma è partita veramente solo a
fine 2019 con Fiorello e il suo Viva RaiPlay).
Dati alla mano RaiPlay è viva e vegeta e soprattutto guarda
avanti. Pochi giorni fa, il 22 dicembre, risultavano registrati
20.6 milioni di utenti, di cui 6 milioni al mese tornano
regolarmente per vedere 1.1 milione di ore di contenuti al giorno.
Che poi vuol dire materiale degli archivi, programmi della tv
lineare - l'offerta streaming dei canali in chiaro - ma anche
1400 film, 460 fiction, e un ampio bouquet di serie, documentari e
show originali. Come l'ottimo Il giovane Old di e con Nicola
Savino, che proprio negli ultimi giorni ha avuto buoni riscontri di
critica e pubblico (l'ultima puntata sarà online il 5
gennaio e forse si farà il bis).
«Vogliamo sperimentare, abbattere gli steccati», spiega
Capparelli, «e tracciare percorsi sempre più nuovi per
arrivare a un pubblico diverso, fatto di giovani e giovanissimi, ma
non solo. Il 51 per cento di chi ci segue con regolarità ha
meno di 44 anni. Spazio quindi a documentari, a Sanremo ed
Eurovision Song Contest, a format tipo Europei a Casa The Jackal,
Ossi di seppia, Tu non sai chi sono io, Scialla, Italia e a un mio
pallino: la sketch comedy». Per giocarsela davvero con
Netflix, però, ci vuole una panificazione lunga e articolata
e soprattutto soldi. Tanti soldi. «Con loro non
c'è confronto, ovviamente. Non posso parlare del mio
budget», chiude Capparelli. «ma da luglio a oggi i
segnali, internamente, sono sempre stati buoni». Speriamo
bene.
di Andrea Scarpa
Sport: rivoluzione in Qatar, i Mondiali di calcio nel mezzo dell'inverno
Il 2022 si chiuderà col Mondiale numero 22, l'ultimo
del calcio che fu e il primo del futuro, che è già
qui. Il Qatar ne ha strappato l'organizzazione con il celebre
colpo del 2010, quando sembrava che assegnassero i mondiali del
2018 all'Inghilterra e quelli del 2022 agli Usa, invece la Fifa
scelse Russia e Qatar, e iniziò la caduta di Sepp Blatter e
Michel Platini. L'Italia ancora non sa se parteciperà: a
marzo il verdetto. Saranno gli ultimi mondiali a 32 squadre, dal
2026 si passa a 48.
I primi in Medio Oriente, in un paese da tre milioni scarsi di
abitanti, poco più grande dell'Abruzzo, solo il 10%
nativi e il resto stranieri, gli uomini il triplo delle donne. Il
paese più ricco al mondo per reddito pro capite, è
solo deserto ma siede su mari carsici di petrolio e gas, la sua
influenza economica sull'Europa è già poderosa,
quella politica sul Medio Oriente pure. E' il paese più
piatto che esista dopo le Maldive: a Doha c'è la pista
ciclabile continua più lunga del mondo, 33 chilometri.
Così potente il Qatar, da spostare i calendari dei
campionati nazionali per poter giocare i mondiali tra il 21
novembre e il 18 dicembre, altro inedito, perché lì
d'estate fanno 45 gradi all'ombra, in autunno va meglio ma
ci saranno stadi refrigerati, promettono. Sarà la Coppa con
meno spostamenti di sempre: gli otto stadi, nuovissimi, sono a una
distanza massima di 56 chilometri tra loro.
Gli infernali ritmi nei cantieri sono costati la vita ad almeno
6.500 lavoratori, per lo più da India, Nepal, Bangladesh:
una carneficina che ha sollevato proteste ovunque, tutte cadute nel
nulla. Norman Foster ha progettato lo stadio della finale, da 80
mila spettatori. Si trova a Lusail City, una città sorta dal
nulla negli ultimi cinque anni, stanno ancora finendo di costruire
sia la città sia lo stadio, tutto futuristico e a impatto
zero sull'ambiente. Il Qatar vieta per legge
l'omosessualità, così il Comitato organizzatore
ha già avvertito: i gay evitino manifestazioni d'affetto
in pubblico, siamo un paese conservatore. Il cartello di benvenuto
ai Mondiali del futuro.
di Andrea Sorrentino