“Nemico Silenzioso”, convegno sul dramma delle forze dell’ordine: 60 suicidi nel 2022

Stress, solitudine e paura sono questi alcuni dei motivi che hanno portato ben 60 agenti ad un gesto estremo

“Nemico Silenzioso” arriva il convegno sul dramma delle forze dell’ordine: i suicidi sono 60
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 17:06

Si è tenuto oggi al Polo Tuscolano di Roma il convegno “Nemico Silenzioso” organizzato dal sindacato LES, libertà e sicurezza, della polizia di stato. Ad occuparsene il segretario provinciale generale di Roma Luca Andrieri notevolmente provato da un dato che fa riflettere, sarebbero circa 60 dall’inizio dell’anno ad oggi gli agenti in Italia che hanno deciso di ricorrere al gesto estremo. Un incremento spaventoso rispetto agli altri anni. A partecipare come relatore c’era anche Edoardo Schina presidente di Ancos Roma, il tutto è stato presentato e commentato dalla giornalista Angela Corica.

Un lungo dibattito che ha visto come protagonisti vari relatori tra cui l’ex ministro della difesa Elisabetta Trenta che ci ricorda che «la salute mentale delle persone è fondamentale e che avere un problema non può più essere considerato un tabù, un appello disperato alle amministrazioni che troppe volte tendono a minimizzare il problema e che difronte a casi estremi preferiscono dissociarsi», secondo la donna infatti «bisognerebbe occuparsi politicamente della cosa arrivando a chiedere una commissione parlamentare».

Sergio Caruso psicologo e criminologo ha lanciato vari spunti di riflessione sul perché determinate persone e gli agenti in particolare possano arrivare alla decisione di porre fine alla loro vita, i problemi economici, famigliari, la solitudine e la paura di ammettere di avere un problema sono solo alcuni esempi: «Purtroppo il suicidio è considerato ancora oggi una cosa della quale vergognarsi, così come il richiedere aiuto, ammettere di avere un problema secondo il professionista è il primo passo per poterne uscire, supporto e inclusione sono le parole chiave.

Gli agenti delle forze dell’ordine sono esseri umani con le loro fragilità, le loro debolezze e a volte vengono lasciati soli con il loro dolore, è un lavoro difficile al quale si dedica la propria vita e, talvolta, soprattutto in prima linea ci si ritrova a interfacciarsi con realtà spaventose e a doversi poi tenere tutto dentro, per mostrarsi forti, per paura di essere etichettati come pazzi e di dover rinunciare all’arma e dunque al proprio lavoro, per un poliziotto abbandonare la polizia è come dire addio alla propria identità».

L’avvocato Sabrina Rondinelli con un intervento appassionato ha voluto sottolineare che: «avere un periodo di difficoltà non significa essere pericolosi per se stessi o per gli altri, che tutti gli agenti meriterebbero di potersi confidare con un professionista che non li giudichi e che non li reputi malati ma solo persone che hanno bisogno di sfogarsi». Sono seguite poi le testimonianze degli agenti che hanno deciso di partecipare al convegno e tutti concordano sul fatto che è il momento di fare qualcosa di concreto perché non si può servire lo stato, amarlo e non essere tutelati abbastanza, non si può avere il terrore di parlare di un disagio più o meno grave e rischiare di perdere il lavoro e la dignità.

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