Elezioni Roma 2021, Raggi: corro anche se condannata. Salvini la insulta ma nessuno la difende

Elezioni Roma 2021, Raggi: corro anche se condannata. Salvini la insulta ma nessuno la difende
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Mercoledì 2 Dicembre 2020, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 13:36

Più delle dichiarazioni, in questo caso, contano i non detti per misurare la distanza tra Virginia Raggi e i vertici del M5S. Quando la sindaca annuncia che alle comunali del 2021 sarà in pista comunque, perfino se il 14 dicembre al processo d’appello per le nomine dovesse finire condannata (in primo grado è stata assolta), dal M5S arrivano prese di distanza più o meno sotto traccia. Ma nulla si scorge, tra social e dichiarazioni stampa dei big stellati, quando Raggi diventa bersaglio degli insulti di Matteo Salvini.

Il leader della Lega, ieri in tour nelle periferie dell’Urbe con tappa a Centocelle, l’apostrofa così: «Questa è scema proprio, poverina».

Materia del contendere sono i campi rom, tema spinoso e piuttosto sentito negli angoli meno centrali della Capitale. Raggi aveva attaccato per prima, in mattinata, ospite della Rai: «Oggi Salvini sarà a Centocelle? Immaginiamo che risposte possa dare... Le sua forza ha aperto i campi rom». A quel punto è arrivata la replica a gamba tesissima dell’ex vicepremier: «Noi apriamo i campi rom? Ma questa è scema proprio, poverina. Dovrebbe chiedere scusa ai romani e cambiare mestiere».

A difendere la prima cittadina, scorrendo il rullo delle agenzie stampa, si notano solo un paio di assessori comunali. Nessuna dichiarazione da parte dei leader del Movimento, da Luigi Di Maio a Vito Crimi. Un silenzio notato anche a Palazzo Senatorio, dove difatti qualcuno ieri si domandava: sarebbe successa la stessa cosa se fosse stata definita così, «scema», una ministra o un’altra rappresentante dell’asse giallorosso in Parlamento? Sottinteso: no.


Ai vertici del Movimento, in ogni caso, Raggi ieri ha spedito un messaggio in diretta tv: la sua corsa per un secondo mandato in Campidoglio non sarà condizionata dalle vicende giudiziarie. È la grande incognita pre-natalizia che agita le acque intorno al Marc’Aurelio: il 14 dicembre è attesa la sentenza d’appello sulla nomina di Marra. La grillina, accusata di falso, in primo grado è stata assolta perché «il fatto non costituisce reato» e confida ovviamente nel bis. E se invece arrivasse una condanna, le hanno chiesto ieri sempre ai microfoni di RaiNews24? «Io vado avanti - la risposta - In questo momento la città ha bisogno di una guida sicura, io sono onesta, sto governando, sto portando avanti provvedimenti che sono fondamentali».

Non c’è bisogno di sottotitoli: Raggi correrebbe comunque, anche con l’ingombro di una decisione sfavorevole dei giudici. Non farebbe insomma come Chiara Appendino, la collega torinese che a metà ottobre, subito dopo la condanna, proprio per falso in atto pubblico, ha annunciato di non voler tentare una seconda scalata al Comune sabaudo. Mossa molto apprezzata ai piani alti del Movimento, con tanto di encomio da Di Maio a Crimi. È proprio questo il punto: un pezzo di M5S, nell’ipotesi in cui anche Raggi dovesse avere la stessa sorte giudiziaria, vorrebbe il campo sgombro per l’alleanza col Pd. Alleanza che lo stesso Di Maio vorrebbe replicare in tutti i capoluoghi al voto l’anno prossimo, Roma compresa.


Toto-nomi


Per il Campidoglio, nel toto-nomi del Movimento circolano vari profili; la new entry, dopo il viceministro alla Salute Sileri, è il prefetto Francesco Paolo Tronca, al timone del Campidoglio per 8 mesi (proposto dal Pd) dopo la crisi della giunta Marino, accostato di recente alla poltrona di commissario per la sanità calabrese, ipotesi poi sfumata. Certo è che se Raggi venisse condannata per M5S la ricandidatura non sarebbe automatica, anzi. «Sarebbe un problema. Per le nostre regole, che sono molto severe, diventerebbe probabilmente incompatibile», dice Carla Ruocco, presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario. E anche Roberta Lombardi, storica rivale di Raggi nell’agone romano, ieri commentava con chi l’ha sentita: dopo il beau geste di Appendino, correre da condannata sarebbe difficile. Ma la sindaca è convinta. Crede nel bis. E ha rifiutato (almeno finora) le profferte di chi la vorrebbe scalzare con un posto di sottogoverno, magari con una delega importante, all’Istruzione.

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