In tempo di pandemia e lockdown c’è un settore che non conosce crisi: quello dello spaccio. Ma anche gli “addetti ai lavori” si sono dovuti adeguare ai nuovi ritmi. E così capita sempre più spesso che la base (laboratorio) venga allestita direttamente in casa. Come la giovane coppia di pusher che a Roma aveva messo in piedi un vero e proprio market della droga nel suo appartamento. I clienti non mancavano, il viavai era continuo. I residenti esasperati nel vedere la zona trasformata in piazza di spaccio erano impauriti da quegli strani movimenti a ogni ora del giorno e della notte.
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A mettere fine a questo incubo, ci hanno pensato i carabinieri.
L’arroganza dei pusher e gli atteggiamenti minacciosi avevano portato forti malumori tra la gente che vive in queste villette e palazzine di pochi piani dove tutti si conoscono. «Convivere con un pericolo costante accanto alla porta di casa ti fa provare un senso di profonda insicurezza. Ma più di tutto ti fa sentire impotente - si sfoga un anziano - Ora speriamo che sia finita». La coppia, lui 23enne, lei trentenne, romani, entrambi incensurati, dovrà rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I carabinieri del Nucleo Radiomobile con i colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia Casilina, giovedì pomeriggio avevano notato in quella stradina strane attività di due uomini - un romano di 56 anni, con precedenti specifici e un 35enne originario di Formia, ma domiciliato a Roma, incensurato - che, dopo essersi intrattenuti con il 23enne all’esterno dell’abitazione, sono andati via prendendo delle bustine. A quel punto i militari sono entrati in azione, hanno fermato i due e li hanno trovati in possesso, rispettivamente, di 4 e 6 involucri di cocaina. Per loro è scattata la denuncia a piede libero. Poco dopo una terza persona, un cittadino venezuelano di 56 anni, è stato, invece, segnalato all’Ufficio Territoriale del Governo: aveva addosso un involucro, contenente una modica quantità di coca, appena ricevuto dalle mani dello stesso pusher.
CELLULARI E PIZZINI
Ottenuti tutti i riscontri del caso, i carabinieri hanno fatto scattare il blitz nell’appartamento dove è stato sorpreso lo spacciatore, in compagnia della donna, che armeggiava su un tavolo dove facevano bella mostra 131 dosi di cocaina pronte per essere smerciate, 515 euro in contanti, ritenuti provento della loro attività illecita, 3 telefoni cellulari e una serie di “pizzini” su cui annotavano entrate e uscite di denaro e di droga. Per la coppia dopo l’udienza per direttissima, è stato convalidato l’arresto e l’avvocato ha chiesto per i due i termini a difesa. In attesa del processo il giudice del tribunale monocratico li ha rimessi in libertà sottoponendoli alla misura cautelare dell’obbligo di firma in caserma.
Intanto lo spaccio e la microcriminalità nelle strade della Capitale sono sempre più presenti e i residenti, organizzati in comitati, hanno più volte invocato «maggiore presenza delle forze dell’ordine e presidi fissi». Così come a La Rustica. Sempre qui pochi mesi fa i carabinieri hanno smantellato un sodalizio di matrice calabrese e romana dedito al narcotraffico internazionale con base logistica nel quartiere. Il traffico di cocaina e hashish era gestito da affiliati alla ‘ndrangheta, con gli ordini che arrivavano direttamente dal carcere. E anche in questo caso un appartamento si è rivelato essere la sede dell’associazione, utilizzato sia per nascondere la droga, che per lo svolgimento di summit tra i “fedelissimi”.
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