Non ha rallentato neppure durante il lockdown il consumo di droga, soprattutto cocaina. In Italia come nel resto d'Europa. La diffusione, anzi, è anche aumentata viste le costrizioni che impediscono una vita di relazioni e l'obbligo a restare a casa. Il fenomeno droga non si è fermato neppure tra le donne in gravidanza come denunciano i pediatri in questi giorni. Proprio negli ultimi mesi il commercio sembra essersi allargato e arricchito. Da maggio a ottobre 2020 il Sistema di allerta precoce coordinato dall'Istituto superiore di sanità ha identificato 33 nuove sostanze psicoattive. Con conseguente picco di intossicazioni. D'altronde la velocità di produzione è elevatissima e le sostanze vengono modificate per evitare che siano “tabellate”, inserite, cioè, nell'elenco di quelle considerate illegali. I primi consumatori comprano online, recensiscono e poi la merce finisce sul mercato sommandosi alle “vecchie” sostanze.
«La quasi totalità delle donne che utilizzano droghe sono in età riproduttiva - commenta Mario De Curtis Direttore dell'Unità di Neonatologia dell'Università La Sapienza di Roma sulla rivista "Pediatria" - L’assunzione durante i nove mesi è un fatto gravissimo. Determina dannose conseguenze sul feto e sulla mamma. Può associarsi a ritardo di crescita intrauterino, microcefalia, prematurità, malformazioni congenite e quindi compromettere la salute del neonato e del bambino. La sindrome da astinenza neonatale, un complesso disturbo che si osserva nel 60-80% dei nati da madri che hanno fatto uso di droghe e, in particolare, di oppioidi durante la gravidanza, è aumentata in tutti i paesi per l’incremento del consumo.
I segni si vedono già dai primi giorni di vita. Parliamo di sudorazione, instabilità della temperatura e febbre. Le droghe più frequentemente utilizzate in gravidanza sono la marijuana, la cocaina, le anfetamine, gli oppioidi. Ma anche quelle nuove delle quali, magari, acora non si conoscono i reali effetti né sull'adulto né sul neonato. La gravità della sindrome da astinenza nei bambini è strettamente legata al tipo di droga utilizzata, ai quantitativi e alla durata dell'esposizione del feto alla sostanza.