Roma, Sheena morta in un incidente con una volante della polizia. «Era sempre sorridente, voleva fare la modella»

Roma, Sheena morta in un incidente con una volante della polizia. «Era sempre sorridente voleva fare la modella»
di Alessia Marani
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Lunedì 1 Marzo 2021, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 19:26

Sheena e i suoi sogni fatti di moda, canti e balli rimasti per sempre chiusi in un cassetto. La vita della quattordicenne, italiana di origine sinti, è stata falciata ieri mattina in via di Salone, a pochi metri da uno dei tanti campi rom della Capitale, nella periferia degradata scelta dai banditi in fuga e inseguiti dalla polizia per abbandonare l’auto e nascondersi. Lei, Sheena Lossetto, era sulla Punto grigia di papà Daniele insieme con la mamma Lucia Zito e il fratello maggiore Giosuè. «Stavano andando al centro commerciale sulla Tiburtina per fare degli acquisti, mio cognato è prudente, lo prendiamo tutti in giro perché va piano, lo chiamiamo “er lumaca”», racconta lo zio materno Marco. Ma il loro destino si è incrociato con la “caccia al ladro”, la polizia che insegue un’altra Punto grigia, poi l’impatto con la jeep della Stradale che non le lascia scampo.

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Sheena quel mondo di degrado se lo voleva lasciare alle spalle per sempre e non amava essere confusa con chi vive in container o roulotte, pensava alle feste e ai vestiti. «Quanto ci teneva a vestire bene, abbinava tutto, si scambiava con le amiche continuamente le foto di scarpe, tute e borsette - ricorda una zia, la cugina del papà - stava sempre con quel telefonino, si facevano i selfie. Si atteggiava a fare la modella con i suoi bei capelli lunghi sempre luminosi e ben curati, ma era solo una bambina che il padre non voleva fare uscire mai di casa, tanto era geloso. Se la prendeva pure con me perché lasciavo che andasse al bar per passare i pomeriggi con le mie figlie. Anche ieri erano state insieme. Sheena era solo una bambina. Hanno distrutto una famiglia». 
Al “residence”, come lo chiamano loro, ossia un grande comprensorio chiuso in zona Valle Martella con all’interno villette e anche l’abitazione dei Lossetto, gli altri familiari attendono notizie. 

IL “RESIDENCE”
Man mano che si diffondono le informazioni sull’incidente, in tanti cominciano ad arrivare davanti al San Giovanni.

Ci sono momenti molto tesi: una donna dalla rabbia colpisce con un pugno un’auto dei carabinieri. Qualcuno impugna un bastone. In pochi minuti l’ospedale viene circondato dal reparto mobile della polizia. Ma la tensione si stempera per lasciare spazio solo al dolore. Toccano allo zio Marco gli adempimenti per il riconoscimento: «Non so come farò a dire a mia sorella che Sheena non c’è più. Lei e il marito hanno solo questi due figli. Non si riprenderanno». Con un altro zio cerca di coordinare i parenti, parla con la polizia e i medici, insieme danno gli aggiornamenti anche su Giusuè che è all’Umberto I e si sta sottoponendo a un delicato intervento a cuore aperto. Si dispera anche Manuel, cugino di Sheera, che l’ha vista crescere: «Era solare, era la luce - dice circondato dagli altri - Scherzavamo sempre, stavamo sempre tutti insieme alle feste, a ballare e a cantare come piace a tutti i sinti, e a lei piaceva semplicemente divertirsi». 

UN ANGELO
Faceva la seconda media, Sheera. Sulle sue pagine social scorrono le foto in cui sfila nel cortile di casa coi tacchi alti e i capelli al vento come una mannequin, le immagini dei tanti compleanni di famiglia con torte e bottiglie di champagne, gli abbracci col fratello Giosuè che in confronto a lei, più piccolina, è un gigante. I baci al “papà migliore del mondo” e i video delle tante serate spensierate nelle taverne del residence, anche a Capodanno. Nelle informazioni sulla sua pagina Facebook come è trendy tra i giovani sinti scrive “ha lavorato presso Gucci” e “precedentemente Fendi”. Un mondo di lusso e divertimenti quello immaginato. «La famiglia di Lucia è davvero sana - dice un’altra cugina - il padre e il fratello lavorano con le macchine, le prendono usate, le rimettono a posto e le rivendono». Un altro zio dice che «tuttavia di lavoro non ce n’era tanto ultimamente, l’hanno perso e vivono di reddito di cittadinanza. Sheena è un angelo innocente».

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