Agguato a Nettuno, l’amica del boss: «L’ho salvato, era come nel Bronx»

La donna è stata la prima a intervenire: «Quello che ho trovato è stato terribile»

Agguato a Nettuno, l’amica del boss: ««L’ho salvato, era come nel Bronx»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 3 Marzo 2022, 00:12

«Conosco Antonello da quando era 19enne perché sono stata fidanzata con un ragazzo di Foggia, W. G., per 14 anni e tramite lui, quando sono stata in Puglia, l’ho conosciuto, all’epoca era una creaturella». La chiameremo Amelia ed è la donna che, ieri mattina, per prima è arrivata in via Greccio 14 a Nettuno di fronte all’abitazione dove dal 2021 Antonello Francavilla, rimasto vittima in un agguato insieme al figlio 15enne, stava scontando i domiciliari.

Nettuno, agguato in un villino: feriti il boss Antonello Francavilla (ai domiciliari) e il figlio di 15 anni

«L’ho salvato, era come nel Bronx»

L’ha trovato riverso in terra, ricoperto di sangue, di fronte a quella porta che era rimasta aperta e dalla quale due uomini, fingendosi poliziotti, sono entrati nel tentativo di ammazzarlo. È stata Amelia a chiamare i soccorsi, a cercare di capire dove fosse stato ferito «aveva il volto completamente ricoperto di sangue e chiedeva solo aiuto per il figlio».

La donna ripercorre, seduta al tavolino di un bar di Nettuno quella lunga conoscenza. «Antonello ha avuto una serie di vicissitudini giudiziarie e circa due anni fa con la moglie ci hanno chiesto se gli davamo una mano per la disponibilità abitativa dove trascorrere i domiciliari. Casa mia è piccola, quindi gli abbiamo offerto quella delle mie figlie che era più grande». Ma non è l’appartamento dove l’uomo - considerato boss di spicco della “società foggiana” - ha rischiato di essere ucciso. «Per riunire il nucleo familiare hanno fatto istanza con la moglie e trovato quest’altro appartamento da prendere in affitto». Da una prima verifica degli inquirenti - il caso è in mano alla Squadra Mobile - la proprietà dell’immobile è di un uomo di Nettuno che avrebbe sottoscritto un regolare contratto di locazione a nome di Elisabetta Senisi, moglie di Francavilla.

 

 
LA CORSA 

Amelia ieri mattina è stata la prima a giungere sul posto perché l’uomo dopo essere stato colpito, è riuscito comunque a chiamare la moglie al telefono a dirle che due uomini avevano provato ad ammazzarlo e che anche il figlio era rimasto ferito. «Elisa - prosegue Amelia - ha chiamato mia figlia dicendole “Hanno sparato ad Antonello corri”. Lei si trovava ad Aprilia, mi ha contattato ed io essendo più vicina sono andata di corsa». 


«URLAVA»

Quando la donna arriva in via Greccio per poco non le prende «un accidenti - aggiunge - non c’era ancora nessuno né polizia né soccorsi, era una scena del Bronx, Antonello era fuori nel balconcino, era una maschera di sangue urlava, chiedeva del figlio». Così la donna è entrata in casa, «sono andata nel bagno, forse si stava facendo la doccia e l’ho trovato così steso per terra con gli occhi rivolti all’indietro, non parlava, sembrava morto è stato terribile». Da lì passano attimi drammatici, la donna corre in strada, inizia ad urlare anche lei, chiama i soccorsi. Finalmente arrivano la polizia e l’ambulanza. Francavilla verrà portato al pronto soccorso di Anzio ed anche il figlio, ma le sue condizioni sono apparse da subito disperate e per questo è stato trasferito in elisoccorso al policlinico Agostino Gemelli. Qui è stato sottoposto ad un delicato intervento neurochirurgico e trasferito in Terapia intensiva. I sanitari avrebbero voluto operarlo anche al torace ma l’intervento è stato rimandato, la prognosi al momento resta riservata. «Non sappiamo da quanti giorni il ragazzo fosse a Nettuno - prosegue Amelia - quello che sappiamo è che il prossimo 3 aprile Antonello sarebbe tornato libero e restava un processo in Cassazione ma a Foggia non ci voleva tornare. Con la moglie stavano cercando le scuole per trasferire i figli, non so perché sia successo. Antonello non è riuscito a dirmi niente solo che “sono venuti, hanno bussato, hanno detto polizia, avevano la mascherina” urlava solo “aiuta mio figlio”, io stessa non ho capito più nulla». 

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