Diabolik, un vitalizio per il killer: poi volevano ucciderlo

Le carte: per freddare Piscitelli all'argentino 100 mila euro e un assegno mensile di 4 mila

Diabolik, un vitalizio per il killer: poi volevano ucciderlo
di Giuseppe Scarpa
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Mercoledì 22 Dicembre 2021, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 16:20

Droga. Soldi. Piombo. Sangue. La spirale di omicidi che ha sconvolto Roma negli ultimi tre anni è collegata all'approvvigionamento della più grande piazza di spaccio d'Italia. L'uomo, che per poco tempo è stato il re della mala, è stato detronizzato da un gruppo rivale. Il prezzo pagato per eliminare Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, è stato di 100 mila euro, più 4mila euro al mese versati in contanti nelle mani del suo sicario. Tanto avrebbe incassato il killer, il 52enne argentino Raul Esteban Calderon.

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A riferirlo ai magistrati della Dda, coordinati dall'aggiunto Ilaria Calò, è stata l'ex compagna del sudamericano.

Killer che a un certo punto è diventato scomodo per la stessa famiglia, i Bennato, che l'aveva ingaggiato. Per questo non si escludeva di ucciderlo.

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IL TESTIMONE
La donna è diventata un prezioso testimone della procura. Dopo essere stata intercettata, accusando Calderon di aver usato una sua pistola senza dirle niente per uccidere Piscitelli, ha vuotato il sacco con gli agenti della squadra mobile. Una deposizione dettagliata che lambisce anche i mandanti. Li indica in una famiglia, i Bennato, signori della droga di Casalotti. «Mi ha detto (Calderon, ndr) di aver ucciso Diabolik - racconta la testimone - e Leo (Leandro Bennato, ndr) era il mandante, il motivo era personale. Leo era considerato infame da Piscitelli».
E proprio uno dei Bennato intercettato, Enrico, parla con dovizia di particolari dell'omicidio di Diabolik avvenuto il 7 agosto del 2019 al parco degli Acquedotti, a Roma. Lo riconduce al suo gruppo, alla sua banda. Indica l'assassino che è stato ingaggiato, il 52enne argentino, e i prossimi obiettivi da colpire. Altre persone già uccise o da uccidere.
Emerge un quadro chiaro, tanto che il gip Tamara De Amicis, nell'ordinanza con cui conferma l'arresto del killer Calderon (vicino alla famiglia Bennato) si spinge ad indicare chi ha commissionato l'omicidio. Il magistrato spiega che è lo stesso Enrico Bennato ad «accusare il fratello Leandro quale mandante dell'omicidio Piscitelli».

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Ed ecco cosa dice Enrico in una conversazione registrata dalle cimici installate a casa sua, il 20 aprile 2020, durante una chiacchierata con l'amico Francesco Daffinà: «Se vengono qua a fa' casotti ce rimettono la vita Francè! Tutti e tre ce l'hanno rimessa, Diabolik e quell'altri due ... Qua non devono venire a fa' i prepotenti a Casalotti». Poi Bennato descrive l'assassinio del capo ultras. «Era seduto su una panchina, fumava una sigaretta e ha preso una revolverata qua dietro e uno». Infine racconta come i due albanesi, che hanno cercato di uccidere il fratello Leandro a novembre del 2019, come reazione all'assassinio di Diabolik, siano stati a loro volta eliminati «sono morti quelli che hanno sparato a Leandro». Ma non è tutto perché lo stesso sicario Raoul, che Enrico si preoccupa di nascondere in Spagna per garantirgli una copertura, potrebbe essere eliminato se dovesse diventare un problema. «Se lo sa l'argentino tocca ammazzarlo», dice. «È scappato l'ho mandato via in Spagna(...) ha ammazzato Diabolik (...) lo sa tutta Roma, le guardie non hanno le prove, io so indagato, so indagato per Diabolik», afferma Enrico Bennato.

 


IL KILLER
Le prove che gli inquirenti raccolgono per incastrare il killer non arrivano solo dalle intercettazioni a casa della famiglia rivale del capo ultras. È la stessa compagna del sicario ad accusarlo. Assieme avevano fatto diverse rapine. Da uno dei colpi messi a segno in una gioielleria, la futura testimone aveva rubato una pistola. Una calibro 9 che Calderon ha poi utilizzato per uccidere Diabolik senza dirlo alla donna. Un segreto scoperto dalla signora che la manda su tutte le furie, teme di essere coinvolta nell'inchiesta sull'omicidio.

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«Lo sai...hai ammazzato Diabolik con la pistola mia...la 9 per 21, Raul» dice all'uomo in una telefonata di fuoco il 23 novembre scorso, «ma tu stai male», ribatte il 52enne. «A infame fracico», aggiunge la testimone. «Se me fai passare i guai so cazzi tua Raul, se vengono a bussare....tanto lo sai che stai sotto botta appena mi bussano alla porta io lo dico». «Tu stai male», replica l'argentino. «Mi hai rubato la pistola per fà n omicidio de merda! ... hai capito?», conclude.
Poi decide di collaborare con la polizia. Riconosce il suo ex nel video della fuga dopo aver ucciso Diabolik. Indica i vestiti, i tatuaggi. Anche lei ne riconosce le movenze. Raul Esteban Calderon finisce in carcere. Adesso tocca ai mandanti. Gli occhi sono puntati su un potente boss e su un narcos.
 

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