Omicidio Torvaianica, chi è il sesto indagato legato ai nemici di Diabolik. «È vicino a Molisso» `

Dietro all'esecuzione di Shehaj spunta un altro albanese, è accusato di concorso in omicidio

Omicidio Torvaianica, chi è il sesto indagato legato ai nemici di Diabolik. «È vicino a Molisso» `
di Camilla Mozzetti
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Martedì 9 Aprile 2024, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 13:21

Omicidi che si intrecciano, mandanti che si mescolano: nel groviglio della mala romana e dei delitti "eccellenti" spunta un nuovo nome nel processo per l'omicidio di Selavdi Shehaj, l'albanese freddato a 38 anni sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020. Si chiama Altin Sinomati, anche lui albanese, classe 1987: è il sesto indagato per la morte di "passerotto" - così era conosciuto Shehaj nell'ambiente del narcotraffico - ucciso a pochi metri dallo stabilimento "Bora Bora".

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Le indagini

Il nome di Sinomati esce a sorpresa nel processo che si sta svolgendo in Corte d'Assise a Frosinone e che vede fra gli altri imputati anche Raul Esteban Calderon, accusato di essere il killer oltre che di Shehaj anche di Fabrizio Piscitelli. Secondo quanto emergerebbe, Sinomati avrebbe ricoperto un ruolo di "primo piano" nell'organizzazione del delitto di Torvaianica. L'accusa è quella di omicidio in concorso ed è stata formalizzata dopo l'analisi di quelle preziose chat "Sky-Ecc" che fino ad oggi hanno aiutato notevolmente gli inquirenti a far luce su crimini e rapporti di forza dentro consorterie in cui gli equilibri sono saltati proprio dopo l'agguato al parco degli Acquedotti del 7 agosto 2019. È dal delitto di Piscitelli che si parte e a questo si torna con nomi e dinamiche che anche grazie alla collaborazione di due pentiti "doc", come i fratelli Fabrizio e Simone Capogna, si stanno definendo con maggior precisione. Sinomati sarebbe un narcotrafficante di alto livello a capo di un gruppo di albanesi "antagonista" a quello con cui era solito intrattenersi e fare affari Diabolik. Contrapposto senz'altro alla "claque" di Elvis Demce.

 

Il profilo

Scaltro e abile ad aggirare indagini e inchieste, pur operando nel narcotraffico internazionale, il suo nome non era finora emerso in nessuna operazione di rilievo salvo un'attività risalente al 2015. Secondo i pm della Direzione distrettuale antimafia Sinomati - ad oggi irreperibile - non si sarebbe trovato fisicamente a Torvaianica la mattina del 20 settembre di quattro anni fa ma avrebbe senz'altro avuto un ruolo di primissimo piano nella decisione più che nell'effettiva esecuzione del delitto. Nel processo di Frosinone oltre a Calderon, sono imputati Enrico Bennato, Giuseppe Molisso, Guido Cianfrocca (che avrebbe fornito l'arma) e Luca De Rosa accusato di ricettazione per la moto usata nell'omicidio. Delitto che arrivò in risposta dell'agguato fallito a Leandro Bennato nel novembre del 2019, orchestrato dal gruppo degli albanesi vicino a Piscitelli. Questo scenario è stato rafforzato da ultimo sempre dalle chat "sky-Ecc" e in parte anche dalle dichiarazioni dei fratelli Capogna.
Ma ascrivere il delitto Shahaj, l'agguato fallito a Bennato a un "mero" botta-e-risposta dopo fra gruppi criminali dopo l'omicidio di Fabrizio Piscitelli potrebbe indurre in errore ed essere quantomeno riduttivo. Perché se è vero che quanto accaduto in termini di agguati - messi a segno o sfumati - dopo il 7 agosto 2019 trovi nella sete di vendetta una sua pur logica interpretazione, c'è da considerare una criticità apertasi prima dei delitti sulla gestione e il controllo dello spaccio, su gruppi che pure rispettando determinati equilibri avevano iniziato a prendere da soli il "largo".
 

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