​Roma, Ama-rifiuti: a Rocca Cencia i pericoli per la salute restano

Roma, Ama-rifiuti: a Rocca Cencia i pericoli per la salute restano
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 00:52

Ventiquattr’ore dopo il sequestro del bacino di stabilizzazione disposto dalla Procura di Roma, tutto sembra scorrere come sempre a Rocca Cencia. Oggi si farà rivedere Matteo Salvini e l’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis, ha già fatto sapere che non lo farà entrare per motivi di sicurezza, invitandolo però in sede. Intanto, ieri davanti al Tmb non lontano dalla Prenestina, c’era la solita fila di camion che scaricano immondizia raccolta a Roma e caricano materiali da portare nelle discariche. La montagna di rifiuti all’interno dei capannoni era sempre più alta. Talmente alta che guida le gru rischia, come è successo in passato, di rompere con il braccio pezzi del tetto dei capannoni o di ribaltarsi.

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La produzione, poi. è ai massimi (oltre il dovuto secondo la Procura rispetto a quanto autorizzato dalla Regione). Ma soprattutto si continua a lavorare la frazione organica della spazzatura indifferenziata nella stessa modalità messa nel mirino dagli inquirenti. Cioè nel modo sbagliato. Secondo i Pm- dopo la“stabilizzazione” dell’umido - escono materiali «che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità». Tradotto, non meno puzzolenti e umidi di come sono entratI. Soprattutto ci sono i lavoratori sempre più confusi. «Se prima - racconta uno di loro all’uscita - temevano per la nostra incolumità, per il rischio di ammalarci o di infortunarci, adesso abbiamo paura di perdere il lavoro, di andare in cassa integrazione, se l’impianto verrà chiuso per fare le manutenzioni chieste non soltanto dalla Procura». Ed è proprio questo il nodo che nessuno sa sciogliere: quando si fermerà l’ultimo Tmb di proprietà di Ama, che ogni giorno smaltisce 700 tonnellate di rifiuti indifferenziati. Senza questo sbocco Roma rischia di ritrovarsi inondata di spazzatura. Ama si muove con difficoltà. Con una riduzione dell’attività a Rocca Cencia servirà un altro Tmb e l’unico “disponibile” in zona è quello di Guidonia di Manlio Cerroni. 

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Dall’azienda trapela soltanto che la Fos prodotta a Rocca Cencia rispetterebbe i criteri previsti dalla legge. Ma dietro le quinte, qualcuno dice che quel materiale - visto il clamore dell’inchiesta sulla sua qualità - potrebbe finire in discarica non come Fos, come terreno per ricoprire le vasche, ma come scarto di lavorazione. Quindi con uno spreco di risorse impiegate per stabilizzare il materiale. Sempre Ama si accingerebbe a tornare alla carica con la Regione per integrare l’Aia di Rocca Cencia e superare alcuni problemi rilevati dai Pm (come l’eccesso di produzione indispensabile per gestire il flusso della spazzatura a Roma. Ieri mattina, intanto, si sono visti Stefano Zaghis, amministratore unico di Ama, e Luigi Palumbo, custode giudiziario nominato dalla procura proprio per risolvere i problemi di quel pezzo della filiera di lavorazione a Rocca Cencia. Colui che deve decidere se il Tmb necessità di manutenzione e le modalità (con annesso stop parziale o totale dell’impianto) per farle. Palumbo, stando al mandato della procura, può fare poco, visto che è stato designato soltanto come commissario della vasca di stabilizzazione e del cosiddetto vaglio, cioè dei due passaggi nei quali si separano nel rifiuto indifferenziato la frazione secca da quella organica. Da qui la necessità secondo le parti di ampliarne il suo mandato. Palumbo avrebbe chiesto tempo fino a lunedì per studiare le carte. poi deciderà le modalità dell’intervento. 
Intanto il Comune, nella variazione di bilancio approvata ieri in aula Giulio Cesare, ha inserito 100 milioni per far pagare ad Ama al consorzio Colari (il commissario è lo stesso Palumbo) i costi per la messa in sicurezza dell’ex discarica di Malagrotta. Dimissioni intanto in Multiservizi del presidente, il generale Maurizio Raponi.
 

 

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