E’ una storia, quella di Galina, una delle tante che accomunano donne di origine ucraine e l’Italia. Trapiantata a Roma da tantissimo, vive a Bravetta, quartiere del quadrante ovest della capitale ormai da 15 anni, sposata con un italiano e mamma di due splendidi figli, originaria di Žytomyr in Ucraina, una cittadina a 150 chilometri dal confine bielorusso e a 140 ad ovest di Kiev dove ha vissuto fino a poco più di 20 anni, da circa un anno vive perennemente con l'angoscia addosso.
Da quasi un anno vive un dolore continuo, lo fa tutti i giorni attraverso gli occhi, le parole e i video dei suoi genitori, fratelli e cugini che ancora vivono lì. Una preoccupazione pagata cara da Galina che ha visto suo fratello andare in guerra e ritornare mutilato per una scheggia di un missile e addirittura con la morte di suo cugino.
«Un missile è ancora lì non esploso a circa un chilometro da casa di mia sorella - incomincia il suo racconto con gli occhi lucidi Galina - mio fratello Misha poi che ha 38 anni ed è più grande me di tre è andato volontario in prima linea a Sjevjerodonec'k nel Donbass e si è preso una scheggia di un missile che è rimbalzate su un muro di un palazzo e lo ha colpito in testa è vivo per miracolo, adesso non vede dall'occhio destro, non sente dall’orecchio e ha una placca metallica al posto dello zigomo destro sotto l’occhio. A mio cugino Serghei è andato peggio, purtroppo ci ha rimesso la vita, aveva 31 anni ed ha lasciato la moglie Luba e due figli un maschietto di 11 e una femminuccia di 3 anni, era a Donetsk ed è stato colpito da un missile sparato da un drone, ma non ci hanno detto di più neanche il posto esatto».
Un orrore che Galina vive ogni giorno con le informazioni e gli allarmi che le arrivano sul telefono tramite app come succede ad ogni ucraino: «Chiamo tutti i giorni i miei genitori che sentono i missili che partono dalla Bielorussia e gli passano sopra la testa, mi tengo in contatto anche con i miei fratelli - conclude Galina - parlo con mia cugina Vita che è infermiera in un ospedale di Kiev e vede tutti i giorni gente mutilata, in fin di vita o morta, è sempre proccupata per suo marito che è sul fronte a Bachmut è una città dell'ucraina orientale nell'Oblast' di Donec’k, li fanno restare una settimana poi li alternano per farli riposare e dopo una settimana o ritornano lì o spostano su un altro fronte».
Galina è un fiume in piena alterna i singhiozzi con una rabbia repressa: «Mio fratello sta male, parlo poco della guerra, se non è lui a farlo, tanta gente come non vuole parlare dell’orrore che sta vivendo vogliono parlare di cose leggere, cose “stupide”, per non pensare alla loro brutta quotidianità».