Roma, studenti disabili rifiutati da 13 licei. La preside difende la scelta: «Non ci sono aule per tutti»

La dirigente dell'Amerigo Vespucci: "Con le strutture che abbiamo, non possiamo mettere cinque ragazzi portatori di handicap nella stessa aula"

Roma, studenti disabili rifiutati da 13 licei. La preside difende la scelta: «Non ci sono aule per tutti»
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Martedì 16 Maggio 2023, 06:44 - Ultimo aggiornamento: 15:21

«Uno dei ragazzi, e l'ho anche comunicato all'ufficio scolastico, possiamo anche accoglierlo. E lo faremo con molti sforzi. Ma in questa vicenda non c'è discriminazione, quanto la mancanza di spazi adeguati per dare a questi studenti la cura, l'istruzione e l'inclusione che meritano». Maria Teresa Corea, preside dell'alberghiero Amerigo Vespucci, ricorda le domande dei quattro ragazzini di Roma Nord, che volevano frequentare il suo istituto al Tiburtino e che ha dovuto respingere. «La pratica è arrivata tardi, quando già avevamo chiuso le ammissioni. Comprendo che le famiglie, dopo vari rifiuti, soltanto in quel momento hanno bussato da noi. Non è certamente questo il problema». Allora qual è? «Il problema, ma questo vale per i ragazzi disabili quanto per i normodotati, è che abbiamo pochi posti in classe rispetto alle richieste. E con le strutture che abbiamo, non possiamo neppure mettere cinque ragazzi portatori di handicap nella stessa aula».
Corea ricorda che nella sua scuola sono iscritti un'ottantina di studenti con fragilità. «E li curiamo, li teniamo a scuola più del dovuto, perché sappiamo che in classe rispetto a casa o in altre strutture hanno maggiori possibilità di apprendere, e questo permetterà loro in futuro di trovare un'occupazione, e di essere inclusi già adesso nella società. Quindi la domanda che dobbiamo porci, quando le graduatorie sono complete, è che cosa vogliamo per questi ragazzi: un posto dove fare passare loro le giornate o li vogliamo formare davvero?».

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L'AMAREZZA

La preside dice di «comprendere l'amarezza delle famiglie, però la soluzione per risolvere il caso di questi ragazzi passa per avere un numero di classi, intesi come spazi, e di insegnanti maggiore. Perché per accogliere quei quattro ragazzini, c'è bisogno di un'altra prima». Anche Mario Rusconi, leader romano dell'Assopresidi, concorda che «il problema principale è di spazio: gli edifici scolastici a Roma o sono troppo angusti e pieni oppure mancano. Ed è per questo che da anni chiedo di sgomberare gli ex alloggi dei bidelli, occupati da loro eredi o gente che non ha alcun rapporto con loro. Soprattutto servirebbe una legge per garantire ai ragazzi disabili sempre e comunque un posto in graduatoria durante la fase delle iscrizione, superando i criteri di territorialità e di parentela».
Tra le scuole che hanno rifiutato l'iscrizione ai quattro ragazzini c'è anche l'istituto agrario Sereni. La preside Patrizia Marini, però respinge «le accuse di discriminazione. Da noi sono iscritti 150 ragazzi con fragilità, è il numero più alto nel Lazio. In generale c'è una fortissima richiesta da parte delle famiglie, perché sanno che li assistiamo e li prepariamo con molta attenzione. In alcuni casi ne abbiamo accolti anche quattro per classe, il doppio rispetto a quanto sarebbe consigliabile. Di più, purtroppo, visti gli spazi e il personale non è possibile». Marini non vede al momento «soluzioni all'orizzonte. Ma capisco la rabbia delle famiglie. Però, mi permetto di dire loro che noi li formiamo per includerli nella società. Se non ci sono le condizioni, non daremo ai loro figli quello che invece meritano».
F.
Pac.

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