Ha filmato un uomo mentre bruciava vivo dopo che la sua auto aveva preso fuoco sul Gra. E, invece di soccorrerlo, aveva inviato il filmato sui social di Welcome to Favelas. Ora è indagato. Mentre gira la clip, si sente l'uomo commentare l'agonia del pittore Francesco Sandrelli, scomparso a 53 anni dopo un lungo ricovero in ospedale per le ustioni. "A zi hai pijato foco?... senti che callo mamma mia". Ora l'autore di quel video ha un nome. Come svela La Repubblica.
Chi è l'autore del video
Adriano s. è indagato per omissione di soccorso. Gli investigatori non stavano riuscendo ad identificarlo.
«Lui (la vittima, ndr) non stava sdraiato in terra. Diciamo che era un situazione strana. Magari poteva fare qualche gesto strano e peggiorare le cose. E poi c'erano i carabinieri incolonnati in auto non lontano da me», ha scritto sui social. Chi ha letto il suo post, prima che lo rimuovesse, gli ha replicato in modo duro. Nel frattempo, però, gli investigatori erano già riusciti a individuarlo.
Cosa è successo
Il fatto è avvenuto il 6 febbraio ma l'uomo vittima dell'incidente, appartenente a una grande famiglia nobile di Cortona, è morto a causa delle ustioni il 24 marzo. Il filmato della sua agonia ha spopolato sul web. Ma poco dopo i gestori della pagina hanno deciso di rimuovere il video. I familiari vogliono giustizia. Denunciano tutto. Scende in campo la procura con una doppia indagine, la prima per accertare le cause del rogo, la seconda, del Pm Silvia Sereni per omissione di soccorso. In particolare, viene dato incarico alla Polstrada di rintracciare gli autori, o l'autore, del video: perché non si sono fermati invece di limitarsi cinicamente ad attivare lo smarttphone in modalità video? Il caso monta.
Chi è la vittima
La famiglia Sandrelli è proprietaria della villa storica più grande e più imponente di Cortona. La famiglia del pittore, cresciuto a Cortona, dove aveva frequentato il liceo, protagonista di mostre in mezzo mondo, pare pronta a costituirsi parte civile. «È stato riprovevole – dice la sorella Mara - oggi siamo noi quelli a cui tocca vivere questa situazione. Ma in altri casi analoghi è successo esattamente lo stesso: questa indifferenza è anche figlia di una società che attraverso i social media spettacolarizza tutto».