Roma, toglie i farmaci al marito malato di Alzheimer e gli svuota il conto in banca: sottratti 2 milioni e mezzo

L’uomo è un noto commercialista, lei l’ha convinto a non curarsi. Rinviata a giudizio per circonvenzione d’incapace

Toglie i farmaci al marito malato di Alzheimer e gli svuota il conto in banca: sottratti 2 milioni e mezzo
di Michela Allegri
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Venerdì 16 Giugno 2023, 22:42 - Ultimo aggiornamento: 22:43

Si sono sposati nel febbraio del 2019, ma secondo la Procura era da almeno tre anni che Delia Scala, consulente finanziaria, stava depredando il patrimonio del consorte, di trent’anni più anziano di lei. Anche le nozze - come si legge nel capo di imputazione - sarebbero il frutto di un’abile manovra di manipolazione messa in atto dalla donna, che dal 2016 si sarebbe approfittata della vittima, un ricco commercialista affetto da Alzheimer. Per minarne la lucidità, sostiene il pm Carlo Villani, gli avrebbe anche impedito di curarsi, costringendolo a non assumere più le medicine. Ieri la Scala è stata rinviata a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita: dal 2016 al 2020 avrebbe sottratto al marito circa 2 milioni e mezzo di euro. A denunciarla, facendo scattare l’inchiesta, i figli della vittima.

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IL LAVORO

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la donna ha conosciuto l’anziano - classe 1935 - lavorando come promotrice finanziaria nella banca dove il commercialista aveva conti correnti, investimenti e polizze.

Dalla frequentazione si è passati alla convivenza e, nel 2019, alle nozze, avvenute - si legge nel capo di imputazione - «il giorno precedente all’inizio delle operazioni peritali per l’accertamento dell’infermità di mente» dell’uomo. Per l’accusa, l’anziano sarebbe stato indotto «a contrarre matrimonio» e, in questo modo, la donna avrebbe cercato di impedire «la nomina di un amministratore di sostegno», in modo da «assumere lei stessa la tutela e i poteri gestori delle risorse patrimoniali». Fin dal 2015 l’uomo era affetto da «deterioramento cognitivo di probabile genesi degenerativa, in costate stato di ingravescenza». Nel 2017, la diagnosi di Alzheimer.

LA VIOLENZA

Per l’accusa, dal 2016 al 2020 l’imputata avrebbe agito con «violenza morale». Sarebbe infatti riuscita a instaurare «un pressante controllo sulla vita e sul patrimonio» del commercialista. Avrebbe condotto l’uomo in banca - anche prima del matrimonio - e, tenendo «atteggiamenti intimidatori, anche verso il personale degli istituti di credito», avrebbe preteso il rilascio di carte di pagamento e credenziali di accesso ai conti e all’home banking della vittima. Soprattutto, come si legge nelle carte, avrebbe imposto all’anziano «l’interruzione delle terapie e dei trattamenti sanitari in corso per la cura della malattia». In questo modo avrebbe indotto l’uomo a compiere «molteplici atti» in contrasto con i suoi interessi e a «esclusivo vantaggio» dell’imputata: trasferimenti di denaro, acquisti immobiliari, disinvestimenti di polizze vita. Nel capo di imputazione, per esempio, si legge che dal 2017 al 2019, quando la malattia era già grave, avrebbe indotto l’anziano a effettuare 15 bonifici su un conto a lei intestato per un importo complessivo di 151.600 euro. Mentre dal 2016 al 2018 avrebbe ottenuto il trasferimento di altri 178mila euro, tramite 21 bonifici. Nel settembre 2018 avrebbe quindi convinto l’uomo a disinvestire e liberare 532.838 euro da una polizza vita e poi a trasferire la somma su un conto nel quale lei aveva procura speciale a operare senza limitazioni di somma. In seguito, avrebbe progressivamente trasferito la somma in diversi fondi di investimento internazionali. Risale invece al 2018 l’atto di compravendita di un appartamento in via Cortina d’Ampezzo. Costo: 560mila euro.

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