Morti nell'incidente alla Garbatella, la mamma di Riccardo Marchese: «Non aveva bevuto, era attento»

«Mi hanno girato la notizia di due 18enni morti in scooter. Ho avuto paura e ho capito»

Morti Garbatella, la mamma di Riccardo: «Non aveva bevuto, era attento»
di Camilla Mozzetti e Flaminia Savelli
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Sabato 17 Dicembre 2022, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 18 Dicembre, 00:59

«Tutti i suoi amici possono dirlo oltre me che sono la madre: Riccardo aveva un cuore grande». Grande come il sospiro che mamma Sabrina fa prima di parlare, un tentativo estremo di frenare le lacrime che le riempiono gli occhi e sono lì, pronte a caderle sul volto. L’appartamento al terzo piano di via Chianti, una traversa di Circonvallazione Nomentana, dove Riccardo è nato e cresciuto è addobbato a festa. In salotto, sotto il grande albero di Natale ci sono già i regali per quel figlio che non tornerà più. Poi le foto: tantissimi scatti in cui la famiglia, ancora lontana dal dramma, sorride felice. I cugini, i nonni e gli zii si stringono intorno a mamma Sabrina. Ha saputo che il figlio era morto prima ancora della comunicazione ufficiale dei vigili urbani.

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Signora Marchese, come ha appreso la notizia che suo figlio era morto?

«Riccardo era uscito con gli amici venerdì sera, durante la notte mi ha avvisato che si stava spostando per andare a una festa a Garbatella e che ci saremmo visti al mattino.

Sapevo che era uscito con il motorino, ma accadeva spesso. Poi la mattina mi sono svegliata e lui non era rientrato. Ho chiamato ma il suo cellulare era staccato, ho iniziato a telefonare ai suoi amici ma molti lo avevano salutato prima che andasse alla festa. Poi mi hanno girato un articolo sull’incidente dove appunto si portava della morte di due 18enni a bordo di un Sh. Lì ho capito che poteva essere il mio Riccardo. Ho avuto paura, ho iniziato a chiamare le forze dell’ordine, gli ospedali fino a che poi non hanno suonato alla porta i vigili».

Di fronte all’obitorio, dove il corpo di suo figlio è stato portato insieme a quello di Dennis Di Tuccio molti ragazzi lo ricordavano come un giovane intraprendente, pieno di vita, solare.

«Mio figlio era così, aveva tanti amici e tante passioni. Dopo il diploma scientifico che avrebbe conseguito quest’anno si sarebbe voluto iscrivere alla facoltà di Ingegneria e io ero contenta perché aveva questa passione e pensavo che avrebbe potuto avere un buon futuro e invece...».

E invece lo scontro con un tir la cui dinamica è tutta da accertare.

«Lunedì avremo un incontro in Procura per l’autopsia spero solo che possano farci celebrare il funerale prima di Natale».

Pensa che Riccardo fosse stanco o avesse bevuto?

«Riccardo faceva attenzione a queste cose. Qualche tempo fa per un 18esimo compleanno di un suo amico che si teneva un po’ fuori dal centro aveva chiesto al papà di accompagnarlo e poi era tornato con un amico perché succede alle feste di bere un po’ ma per questo non si era messo al volante dello scooter. Lo dico a tutti i ragazzi: dovete sempre prestare attenzione ma lo dico anche agli adulti a chi è al volante di auto o camion».

 

Riccardo era diventato maggiorenne da qualche mese.

«Sì a settembre, è il mio primogenito. Un figlio voluto e desiderato, con il papà abbiamo sempre cercato di garantire a lui e al fratello tante possibilità: lo sport, lo studio. Riccardo faceva di tutto, dal calcio allo sci, parlava perfettamente l’inglese. Era un ragazzo pieno di sogni». 

Pensa di poter autorizzare la donazione degli organi?

«Ne devo parlare con mio marito ma penso di sì assolutamente, mio figlio stava bene era sano, mi rincuorerebbe sapere che la sua morte non è stata vana e che possa aiutare qualcuno che soffre». 

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