Marconi, baracche a fuoco: esplodono le bombole di gas, aria irrespirabile. Fiamme partite dalle casupole illegali

É stato immediato l'intervento dei vigili del fuoco avvisati dai residenti dei palazzi vicini, che hanno assistito anche a un forte boato

Marconi, baracche a fuoco: esplodono le bombole di gas, aria irrespirabile. Fiamme partite dalle casupole illegali
di Alessia Marani
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Giovedì 3 Agosto 2023, 06:53

Ancora fiamme nelle baraccopoli sorte sulle rive del Tevere. Non è bastato il disastro seguito al rogo del Ponte dell'Industria - le cui conseguenze i romani stanno pagando tuttora con la chiusura del passaggio per un anno al fine di consentire i lavori di consolidamento e restauro - a fare da monito. Ieri mattina intorno alle 8 le fiamme si sono sprigionate sul lato opposto al Parco Marconi. Anche in questo caso la scintilla sarebbe stata innescata all'interno dell'insediamento di fortuna. Ad andare a fuoco la vegetazione incolta che nascondeva alla vista diverse baracche di cartoni e lamiere. Il fuoco ha interessato una delle casupole.

LE OPERAZIONI

É stato immediato l'intervento dei vigili del fuoco avvisati dai residenti dei palazzi vicini, che hanno assistito anche a un forte boato, ossia all'esplosione di qualche bombola del gas che era all'interno dell'accampamento.

Una situazione di estremo pericolo. I pompieri hanno provveduto a mettere in sicurezza l'area. «Ma è necessaria - afferma il consigliere di FdI nell'XI Municipio, Marco Palma - una bonifica urgente. Non si può tollerare che interi nuclei familiari, probabilmente ci sono anche dei minori, vivano in queste condizioni». Insieme con le squadre dei vigili del fuoco hanno lavorato la protezione civile e gli agenti della Polizia locali. L'obiettivo era mettere tutto in sicurezza prima che si creasse un altro grosso problema per la viabilità urbana. Di fatto, con lo sbarramento del cosiddetto "Ponte di ferro", gran parte del traffico che si muove tra le due sponde del fiume nel quadrante Sud, è ormai dirottato proprio sul Ponte Marconi. Non si sono registrati feriti fortunatamente, ma il fumo ha reso irrespirabile l'area in una vasto raggio e i caschi bianchi del Gruppo Tintoretto hanno dovuto interrompere la circolazione stradale da piazzale Edison a viale di San Paolo finché le fiamme non sono state spente.

 

LA RESIDENZA

L'insediamento che per poco ieri non veniva spazzato via dalle fiamme ha origine nel quartiere da decine di anni fa. «La situazione è paradossale - aggiunge il consigliere Palma - poiché parlando con chi abita nella favela ho scoperto che in molti qui hanno la residenza. Mi hanno mostrato le buste con la corrispondenza di banche e poste italiane indirizzate e regolarmente recapitare in questa terra di nessuno. Come è possibile? E comunque, anche chi vive qui ha timore degli incendi e di altri pericoli».
Si tratta perlopiù di famiglie di origine bosniaca. In molti qui sono nati e cresciuti. Hanno frequentato le scuole con l'obiettivo di integrarsi. Ma una casa vera non ce l'hanno.
«Si chiede ancora una volta - è intervenuto il presidente del movimento ecologista Ecoitaliasolidale, Piergiorgio Benvenuti - un maggior controllo delle sponde del Tevere per strappare al degrado spazi ambientali di pregio come la golena del fiume. Soprattutto una immediata messa in sicurezza di aree che potrebbero causare pericolo di incendi e di insicurezza».
Nonostante lo spaventoso incendio dell'ottobre del 2021 che danneggiò il Ponte di ferro, proprio ai piedi di questo ieri erano visibili altre baraccopoli. Inoltre, mancano pezzi del parapetto a protezione della banchina. Affacciandosi poco più in là, ecco un'altra amara sorpresa: cataste di legname che, stando a una mozione nel consiglio comunale, avrebbero dovuto essere rimosse già da tempo,

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