Traghetti più cari del 15% in estate, salasso per navi e Tir con la carbon tax: ecco di quanto aumenteranno

Dal 2024 è entrato in vigore il sistema Ets: 600 milioni per le imprese italiane con la tassazione sulle emissioni

Traghetti più cari del 15% in estate, salasso per navi e Tir con la carbon tax: ecco di quanto aumenteranno
di Francesco Pacifico
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Sabato 27 Aprile 2024, 23:36 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 12:02

Parafrasando il vecchio slogan, dal trasportatore al consumatore. Ma in questa occasione non si parla di primizie, ma dell’ennesima (e trasversale) ondata di rincari. La nuova carbon tax della Ue - Ets, Emission trading system - si accinge a presentare il conto al settore del trasporti, sia quello marittimo sia quello su gomma che si appoggia alle grandi navi: le aziende italiane dovranno versare tra i 600 e i 700 milioni soltanto per il 2024. Cifra che sarà raddoppiata entro il 2026.

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Il salasso, però, si spalmerà su tutta la filiera con i rispettivi utenti e attori: i viaggiatori che quest’estate raggiungeranno le isole con un traghetto, spenderanno tra il 12 e il 15 per cento in più.

Ma si pagherà di più anche per un paio di scarpe made in China, per un telefonino realizzato in Corea del Sud e per tutti quei beni (le auto, la pasta o le macchine di precisione) che vengono prodotti e assemblati in Italia con materie prime e componentistica che arriva dall’estero. In questo caso il mondo dello shipping potrebbe riversare almeno il 3 o il 4 per cento dei 600 o 700 milioni dovuti per la nuova tassa europea sul consumatore finale.

Spiega Alberto Rossi, segretario generale di Assarmatori: «L’Ets, come le altre direttive europee che avviano la decarbonizzazione del trasporto marittimo, pone complessi temi a livello tecnico per la sostanziale immaturità tecnologica dei carburanti alternativi che non rappresentano ancora una possibile alternativa a quello di origine fossile». Risultato? Ci sarà «un aumento generalizzato del costo del trasporto per adesso contenuto (si ipotizzano aumenti di circa il 15 per cento anno su anno) perché nel 2024 l’impatto sarà soltanto al 40 per cento del totale previsto, arrivando al 100 per cento nel 2026».

Prima il Covid che ha ridotto i container disponibili, poi la fiammata dei prezzi di energia e componentistica, infine la crisi del Mar Rosso che sta costringendo gli armatori ad allungare le rotte: in questi ultimi tre anni le tariffe dei trasporti, come in un flipper, sono schizzate verso l’alto, poi sono calate, quindi sono risalite schizofrenicamente. Unctad, organismo dell’Onu che si occupa di commercio e sviluppo, ha calcolato che il caro noli ha generato l’1,5 per cento dell’inflazione. Mentre Banca d’Italia ha stimato, soltanto per il nostro Paese, un aumento del caro vita fino allo 0,15 per cento se i grandi navigli non torneranno presto a passare per lo stretto di Suez.

L’ETÀ MEDIA DELLE FLOTTE

In questo scenario è entrato in vigore il nuovo sistema europeo di tassazione green Ets: nel territorio (acque e cieli compresi) della Ue chi trasporta merci e persone su navi, ferro, gomma e aerei, deve pagare una carbon tax sulle emissioni di C02 prodotto. L’imponibile passerà dal 40 per cento del 2024 al 100 per cento del 2026. Per l’Italia è facile ipotizzare un salasso: l’età media delle navi è di 28,9 anni, quella dei camion sfiora i 20, quella degli autobus supera i 10. Senza contare che siamo il paese che utilizza di più il trasporto passeggeri (soltanto i croceristi sbarcati nei nostri porti sono stati quasi 14 milioni nel 2023).

Anche se dovranno sottostare agli Ets i vettori stranieri che impegnano rotte Ue, le aziende del trasporto temono una perdita di competitività sullo scenario internazionale a favore dei concorrenti stranieri. Che finisce per trasferirsi in un gioco di specchi ai porti, quindi alle produzioni sui semilavorati fino, come detto, al trasporto passeggeri e ai prezzi al consumo. Al riguardo uno studio della Rina (Registro Navale Italiano) elaborato con Assoarmatori e Confitarma ha stimato che nel 2026, a regime, un viaggio in traghetto che oggi costa 43 euro, vedrà la tariffa salire del 30 per un passaggio ponte e del 70 per cento per la cabina.

Il presidente dell’associazione Alis, Guido Grimaldi, ha spiegato che per ogni tonnellata di C02 emessa le aziende di trasporto pagheranno circa 100 euro di tassazione e ha ricordato che questi soldi «finiranno a largo raggio per incidere sui prezzi finali». Secondo gli esperti del settore, come accade per esempio per i prezzi del gasolio, i vettori sono comunque costretti a riversare sugli altri pezzi della filiera tra il 3 e 4 per cento dei propri rincari straordinari. Che poi ricadono sui prezzi finali.

LE PRESSIONI

Sono forti le pressioni sulla Ue per cambiare il sistema Ets. Ma del tema se ne riparlerà dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno, con la prossima Commissione. Secondo Alberto Rossi c’è una strada per difendere i consumatori: utilizzare quanto raccolto con la tassazione non solo per fare cassa o finanziare il bilancio della Ue, ma destinarlo anche «al rinnovo delle flotte navali, per incentivare le autostrade del mare e la produzione e l’utilizzo di carburanti con minore impatto ambientale». Permettendo al mondo del trasporto di ammortizzare i costi della decarbonizzazione e non scaricarla sugli utenti finali.

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