Aggredito durante la ricreazione, picchiato e derubato della paghetta settimanale. Una volta tornato a casa i bulli della scuola hanno continuato a perseguitarlo sui social: «Ci devi dare gli altri soldi, sto venendo sotto casa tua». L’incubo per un 12enne, iscritto in un istituto comprensivo dell’Eur, è terminato quando suo papà ha notato un profondo cambiamento. «All’improvviso ha smesso di parlare, di mangiare e il sonno era agitato. Segnali che non potevo ignorare e così ho approfondito scoprendo quanto stava avvenendo» racconta il genitore che lunedì dopo aver informato la scuola del grave episodio, ha presentato un esposto ai servizi sociali e al Tribunale dei Minori.
L’AGGRESSIONE
Giovanissimi, senza regole e scrupoli: il gruppetto di tre ragazzini, tutti dodicenni, aveva puntato il compagno di scuola già da qualche giorno con prese in giro e scherzi. Quando l’hanno incrociato da solo durante la ricreazione, lo hanno spinto al muro, strattonato e costretto a consegnare il denaro: dieci ero, la paghetta settimanale.
L’incubo per il ragazzino era però appena iniziato. Pensando di poter ottenere più soldi, la banda di teppistelli sui social ha iniziato a inviare messaggi e minacce in chat: «Svegliati: ora veniamo a prendere il resto a casa tua».
È stato però il papà a intercettare quei messaggi e a ricostruire quanto stava avvenendo tra il figlio e i bulli della scuola.
«Mio figlio aveva, e ha tuttora, paura.
L’ESPOSTO
L’esposto presentato alla scuola dunque, è stato inoltrato anche ai servizi sociali di zona: «Insieme a mio figlio abbiamo iniziato un percorso con l’assistente sociale - sottolinea il genitore - episodi di tale portata non vanno minimizzati. Non si tratta di una bravata, questi ragazzi devono essere aiutati ed è necessario che capiscano la gravità delle loro azioni: a 12 anni aggredire un compagno di scuola e derubarlo dei soldi non è uno scherzo».
Il fascicolo sui bulli della scuola resta dunque aperto. I genitori della giovane vittima hanno inoltre allertato le altre famiglie: «Abbiamo raccontato la nostra storia e abbiamo suggerito a tutti di parlare con i loro figli. Forse ci sono altre vittime finite nel mirino dei bulli della scuola» conclude il papà.