Stazione Trastevere, Emozioni in un click
le foto dei ragazzini di Tor Bella Monaca

Stazione Trastevere, Emozioni in un click le foto dei ragazzini di Tor Bella Monaca
di Raffaella Troili
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Sabato 30 Novembre 2013, 17:40 - Ultimo aggiornamento: 17:46


Una mela nello specchio l’invidia, una mano sopra al cuore la gelosia. Sono “Emozioni in un click”, stati d’animo e immagini fissati dentro una foto dai bambini dai 4 ai 17 anni che frequentano il centro diurno “Casa mia, casa nostra” di Tor Bella Monaca.
Da ieri si possono ammirare nella mostra allestita alla stazione ferroviaria di Roma Trastevere (piazza Flavio Biondo 13, ingresso libero, fino al 6 gennaio): 31 fotografie e disegni sul tema della emozioni, ovvero paura, felicità, rabbia, gelosia, stupore, visti con gli occhi e le personali impressioni dei ragazzi, alcuni molto piccoli.

L’ABBRACCIO DI UN AMICO
«E’ triste vedere un bambino che piange» e Beatrice, 9 anni, ritrae una bimba accucciata a terra, in lacrime. «Mi fanno paura le radici che legano strette le persone», spiega Azzurra, 7 anni, che ha fotografato un albero assediato dall’edera. Simone, 9 anni, ha già capito che «la felicità è l’abbraccio di un amico» e la sua foto, due bambini di spalle, stretti l’uno all’altro e tra le più semplici e belle; mentre Francesca, 10 anni vede «la felicità di essere liberi» in un filo di palloncini colorati che vola in cielo, sotto le nuvole.

Il progetto (a cura di Camilla Marinelli, Carlo Iacozzilli, Eleonora Fadda e Francesca Petrucci), rientra nelle attività educative del centro diurno “Casa mia, casa nostra”, che è nato dieci anni fa per seguire e promuovere la crescita dei minori del quartiere e prevenire il disagio sociale a cui sono sottoposti, attraverso un percorso educativo e di sostegno pedagogico ispirato al sistema salesiano. Dal 2003 il centro, sostenuto dalla onlus Vides Mic Mag Tbm insieme alla Parrocchia Santa Maria Madre del Redentore, ha accolto e sostenuto più di 300 minori a rischio per motivi sociali o familiari, togliendoli dalla strada, dalla noia e dai pericoli del quartiere. Con la mostra fotografica, “Casa mia, casa nostra” vuole sensibilizzare il pubblico sul tema della solidarietà, dell'assenza di pregiudizi verso il prossimo (e alle volte anche verso i minori) mostrando una realtà, quella del centro, che si impegna ogni giorno per migliorare le condizioni sociali di molti bambini residenti a Tor Bella Monaca.

CASA MIA, CASA NOSTRA
Inviati dalle famiglie, dai servizi sociali, dalla stessa scuola, terminate le lezioni i ragazzi più a rischio del quartiere - la maggior parte italiani, alcuni stranieri, anche tre fratellini rom - passano il pomeriggio, a volte anche la cena, nel centro di via Duilio Cambellotti, nei locali parrocchiali chiamati Casa mia, casa nostra. L’intento spiega l’educatrice Eleonora Fadda è «far respirare loro il clima di una casa serena». Perché “a vivere bene, i bambini imparano più con gli occhi che con le orecchie. Imparano guardando ciò che gli adulti fanno più che ascoltando le parole che dicono”, è il motto del centro. Qui fanno i compiti, giocano nell’oratorio gestito da suor Paola Pompei, cenano grazie ad alcune signore che cucinano a turno. Imparano la bellezza della normalità dentro due casette colorate dove vengono accolti e amati ogni giorno. «Così cerchiamo di combattere la dispersione scolastica, i comportamenti a rischio, le condotte devianti». Al sicuro, amati, protetti, è più facile che i minori abbiano le potenzialità e la voglia di scegliere poi le strade giuste. «Rafforzano qui le abilità e le competenze individuali necessarie all'integrazione nella società».

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