L'Academy Art Award dell'Egitto a Paolo Portoghesi

L'Academy Art Award dell'Egitto a Paolo Portoghesi
di Elena Panarella
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Venerdì 28 Marzo 2014, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 13:16
Un rapporto antico lega l’Egitto e l’Italia. Un rapporto fatto di fecondi scambi culturali. Oggi forse non pi cos evidenti. Ma basta girare per le vie di Alessandria o del Cairo (il centro citt, Zamalek e Garden City) per scoprire gioielli architettonici che portano la firma di eccellenze italiane: architetti, ingegneri e artigiani straordinari. Palazzi e ville dall’inconfondibile stile europeo come Villa Casdagli Palazzo Toussoun, Villa Curiel, Palazzo Montazah, o la Maison de Seude. E ancora. Palazzo Gobram Muscat, Homsy, Spiro, Villa Ali Sadek Bey e anche il Palazzo che ospita la banca nazionale egiziana, soltanto per citarne alcuni. Ma sono tantissimi. Eleganti e nobili residenze di diplomatici e ricchi mercanti. Lo stesso Museo delle antichità del Cairo è realizzato nel 1901 dall’impresa italiana Garozzo-Zaffarani.



Ma anche la famiglia reale si serve di un architetto italiano, il marchigiano Ernesto Verruci Bey che - insignito del titolo di architetto dei Palazzi Reali - progettò il palazzo reale di Montazah e ristrutturò gli altri palazzi reali. Ma tanti i nomi che andrebbero ricordati tra gli architetti da Pietro Avosciani, a Ciro Pantanelli, Alfonso Maniscalco, Antonio Lasciac, Clemente Busiri-Vici, Mario Rossi, Paolo Caccia Dominoni e Letterio ed Enrico Prinzivalli. A distanza di anni, oggi l’Egitto vuole guardare al futuro senza dimenticare la sua storia e le sue radici mediterranee. Come pure l’essere stato un Paese cosmopolita e anticipatore di tendenze. L’architettura è un linguaggio che racconta tutto questo: passato e futuro. E il seminario internazionale organizzato ieri dall’Accademia d’Egitto a Roma vuole proprio mettere l’accento sull’ “Architettura come identità culturale del Mediterraneo” come recita il titolo della giornata di studi ideata dalla direttrice dell’Accademia, professoressa Gihane Zaki. Ma anche l’architettura islamica ha avuto una grande eco. Tanto che nella Seconda Biennale di Architettura a Venezia, Paolo Portoghesi propose al Padiglione Italia una panoramica sull’architettura dei Paesi islamici dal secondo dopoguerra. Convinto che, dalla fine del XIX secolo in poi, riprende vigore l’influenza della cultura islamica nella letteratura, nell’arte e in particolare nell’architettura “occidentali”, coinvolgendo personalità quali Gaudì, Wright e Le Corbusier.



È stato lo stesso ambasciatore d’Egitto in Italia, Amr Helmy, a consegnare ieri all’architetto Paolo Portoghesi l’ “Academy Art Award” alla presenza del vice ministro della cultura egiziano, Mohamed Abouseada, anche lui architetto, durante i lavori del seminario che ha visto coinvolti la National Organization for Urban Harmony del ministero della Cultura egiziano, la facoltà di Belle arti dell’Università di Alessandria, la facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, dove Portoghesi è stato a lungo docente, l’associazione dell’Architettura egiziana, il Politecnico di Bari e l’associazione Eurosolar. Durante l’evento è stato anche ricordata l’opera dell’architetto Hassan Fathy che mise insieme le tradizioni locali con le più avanzate tecnologie costruttive realizzando un villaggio di mattoni crudi a New Gurna. Nel 1980, Fathy ha ricevuto il premio Nobel alternativo (Right Livelihood Award) e l’Aga Khan Award.

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