Roma, bimbo con handicap allontanato dalla palestra

Roma, bimbo con handicap allontanato dalla palestra
di Valeria Arnaldi
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Lunedì 9 Marzo 2015, 05:51 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 16:22
Tiziano ha sette anni, è un bambino vivace, ma è affetto dalla sindrome di Rubinstein-Taybi, causa di un ritardo psico-motorio. Non parla ma comprende tutto quello che gli viene detto e riesce ad avere le sue amicizie. Frequenta un corso di nuoto da anni, era iscritto a uno di arti marziali, in una palestra privata del Tuscolano, fino a pochi giorni fa quando, a sorpresa, i maestri hanno deciso di “allontanarlo”.

«È stata una vergogna, una scandalosa discriminazione – denuncia la madre Emanuela Capanna – ma non può finire qui, ho già consultato l'avvocato. Mio figlio aveva tutto il diritto di seguire quelle lezioni. Non avevamo nascosto il suo problema e ha fatto ben due giornate di prova perché la proprietà potesse verificare la situazione. Io stessa ho chiesto subito se fossero in grado di gestirlo e, conosciuto il bambino, mi è stato assicurato che non ci sarebbero stati problemi». E problemi non ci sono stati, all'inizio. I genitori hanno pagato la quota mensile di febbraio e Tiziano ha seguito le sue lezioni.

«Mio figlio non è un bambino che crea problemi, è come se avesse cinque anni e mezzo – prosegue la madre – e il corso è per bimbi dai quattro ai dieci anni. Quando lo portavamo in palestra gli insegnanti non ci dicevano nulla, siamo stato noi ad accorgerci che non veniva seguito. Il maestro non lo salutava neppure quando entrava».

«A NUOTO NESSUN PROBLEMA»

Eppure, c'erano state le due prove e ce n'era un'altra, secondo i genitori, ancora più rilevante. «Tiziano frequenta da più di tre anni e mezzo un corso di nuoto con bimbi normodotati, senza che si siano mai verificati problemi». Il primo assistente, che aveva seguito il piccolo nelle lezioni di prova, aveva detto soltanto che non sarebbe mai diventato un campione. All'arrivo del maestro, la situazione è cambiata. «L'istruttore ha detto a mio figlio che doveva aiutarsi da solo perché lui non ce la faceva. Il messaggio era chiaramente rivolto a noi, così siamo andati a chiedere spiegazioni ai proprietari e c'è stato confermato che l'istruttore non lo voleva. Non ho replicato, perché c'era il piccolo e non volevo che si sentisse umiliato».

Così Tiziano ha dovuto abbandonare la palestra. «Non è giusto: si parla sempre di integrazione, poi però i diversamente abili vengono discriminati. Lo hanno mandato via perché al maestro dava fastidio. E adesso il bambino dice: kung-fu, kung-fu, perché gli piaceva andare al corso e io devo inventarmi scuse per non portarlo. Non posso dirgli che non lo vogliono. È uno scandalo».