A parte l'attività presso il distributore di benzina che Carminati continuò a curare da solo, la scelta di Carminati e Buzzi di concentrare l'attività associativa nel settore degli appalti pubblici, dapprima riservato a Buzzi, fu il risultato di scelte strategiche della nuova associazione (al cui vertice si pose anche Carminati).
Scelte che erano rispondenti ai risultati da raggiungere nel tempo. La struttura delle cooperative fu quindi utilizzata «per la perpetrazione di una pluralità di reati, che assicurarono ai partecipanti notevoli vantaggi economici». Per la Corte «Buzzi e Carminati, in pieno accordo, decisero di dare vita a un'unica struttura alla quale conferirono Buzzi, l'organizzazione delle cooperative e il collaudato sistema di corruzioni e prevaricazioni». E il "Cecato" sfruttava «la sua forza di intimidazione e il legame con alcuni dirigenti provenienti dall'ambiente dell'estrema destra». Questa organizzazione, si legge nelle motivazioni «trovò il terreno favorevole nei comportamenti dei funzionari e politici corrotti o compiacenti». Le cooperative di Buzzi «che avrebbero dovuto perseguire lo scopo mutualistico e offrire alla comunità e agli utenti servizi adeguati, furono invece strumentalizzate per il perseguimento di fini illeciti». La strategia, riconosce la Corte, non utilizzava solo per le tangenti, ma anche per i contributi elettorali regolarmente registrati e gli accordi con la politica, che prevedevano intese tra maggioranza e opposizione per dividersi gli appalti.
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