Roma, odissea liste d'attesa, il piano: ambulatori aperti di sera e penali contro i furbetti

Roma, odissea liste d'attesa, il piano: ambulatori aperti di sera e penali contro i furbetti
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 30 Marzo 2017, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 08:29

«La prossima settimana firmerò il decreto sulle liste di attesa per aprire gli ambulatori fino a tardi e nel week-end». Ad annunciarlo è lo stesso governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, a margine della conferenza stampa sul risanamento dei conti della sanità che a luglio consentirà di avviare la procedura per l'uscita dal commissariamento. Ma la salute dei cittadini non è fatta solo di numeri e bilanci e in Regione c'è la consapevolezza che uno dei punti deboli del sistema è quello delle lunghe attese a cui viene condannato il cittadino per prenotare una visita o un esame. Dunque, dopo le sperimentazioni già tentate in passato, con l'apertura nel 2015 dei servizi fino a tardi che ha permesso di smaltire la parte pregressa ma non di risolvere il problema, ora si tenta di nuovo un'azione forte, tentando di imitare regioni come l'Emilia-Romagna. Cosa prevede il piano?

LA STRATEGIA
Partiamo dalle risorse, ieri Zingaretti ha parlato genericamente di «milioni di euro». Sul piatto ne saranno messi non meno di dieci. A cosa serviranno? Prima di tutto si vuole ripetere, in modo più strutturale e concentrandosi sulle prestazioni più importanti, l'apertura di ambulatori e laboratori anche alla sera (s'ipotizza fino alle 23) e nei fine settimana. Va detto che le sperimentazioni del passato hanno dimostrato che i cittadini sono più propensi ad accettare un appuntamento nelle ore serali, meno al sabato e alla domenica. Per potere garantire in modo sistematico questa opportunità sarà necessario più personale. In Regione contano molto nell'ossigeno che dovrebbe arrivare dopo un nuovo incontro con il tavolo governativo del 4 aprile per il via libera a circa 3.000 assunzioni nel biennio.

Ma prolungare gli orari non basta, per questo si vuole creare un canale diretto tra il medico di base e le prenotazioni. In sintesi: se il medico di famiglia ravvisa la necessità che il paziente sia sottoposto a una visita specialistica o faccia determinati esami, sarà lui stesso ad accedere alla prenotazione. Il cittadino uscirà dallo studio con la ricetta dematerializzata che significa data e orario già fissati. Per evitare che il sistema vada in tilt, sarà previsto solo per le prime prestazioni. Altro tassello importante è quello che riguarda una lotta al fenomeno delle prenotazioni fantasma. Ad oggi c'è una percentuale non bassa di cittadini che prenotano ma poi non si presentano, sottraendo opportunità preziose ad altri pazienti. L'idea - ma su questo ci sono ancora delle valutazioni in corso perché sarebbe una misura impopolare - è quella di fare pagare una penale, come avviene in altre regioni, ai cittadini che non vanno all'appuntamento ma neppure disdicono la prenotazione.

INCOMPLETEZZA
Il problema più grave, che ancora nessuno è riuscito a risolvere, è quello della incompletezza delle «agende» del Recup (il centralino che raccoglie le prenotazioni), i cui gli operatori oggi possono sostanzialmente assegnare solo il 25 per cento dei posti disponibili nei vari ospedali pubblici. L'obiettivo è aumentare quella percentuale, ma ci si va a scontrare con piccoli (ma neanche tanto piccoli) centri di potere che i vari reparti preferiscono mantenere gestendo direttamente le prenotazioni. Allo stesso modo c'è l'intenzione di attingere anche le «agende» degli ospedali convenzionati, che oggi non compaiono nella lista del Recup.

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