Roma, il calvario delle liste d'attesa: «Vuole l'esame cardiologico? Si può presentare fra 7 mesi»

Roma, il calvario delle liste d'attesa: «Vuole l'esame cardiologico? Si può presentare fra 7 mesi»
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 30 Marzo 2017, 08:02
All'Asl Roma E, in pratica nella zona a nord di Roma, per una visita cardiologica bisogna aspettare sette mesi. All'Asl Roma D (litorale), per una ecografia ostetrica che ha tempi obbligati, l'appuntamento arriva solo dopo due mesi. Per una Tac alla Roma B, zona est, il sistema indica una attesa di quasi un anno. Certo, poi c'è sempre la possibilità di spostarsi in ospedali di altri municipi di Roma, però basta mettere in fila questi dati per capire come la battaglia storica contro le liste di attese, che si trascina da molti anni, è quella che ha dato meno risultati. Sembra ardito affermarlo mentre tutt'oggi nei pronto soccorso bisogna aspettare a lungo prima di essere assistiti, ma su quel fronte qualche piccolissimo passo in avanti è stato fatto: gli accessi sono diminuiti (meno 40mila all'anno) perché, sia pure a fatica, tra case della salute e poliambulatori, qualche alternativa viene offerta. Sulle liste di attesa invece il quadro è sempre negativo.

TABELLE
Torniamo ai dati ufficiali, pubblicati con trasparenza sul sito della Regione Lazio. Le varie tabelle aggiornate a febbraio prendono in considerazioni una serie di prestazioni ed esami, indicando con un asterisco quelle in cui l'attesa è inferiore ai tempi indicati dalle raccomandazioni del Ministero delle Salute. Bene, in alcuni casi gli asterischi ci sono e le cose vanno benino. Prendiamo un esempio positivo: la radiografia all'addome viene sempre assicurata entro i 60 giorni, con punte di eccellenza come al primo distretto del Asl Roma B dove si assicura un appuntamento entro due giorni. Piccola parentesi: anche se la riorganizzazione territoriale delle Asl ha portato alla fusione di alcune aziende e a una classificazione non più per lettere, ma con i numeri (la B ad esempio ora è parte dell'Asl Roma 2 insieme alla C), nelle statistiche che la Regione usa sulle liste di attesa si continuano a usare le vecchie classificazioni. Alla voce Tac del capo, senza e con contrasto Tc, emerge uno dei dati più scoraggianti: all'Asl Roma B l'attesa è indicata è di quasi undici mesi per il secondo distretto (330 giorni), poco inferiore per il primo (301). Non va bene neppure in provincia, dove all'Asl di Rieti per lo stesso esame vengono indicati 318 giorni di attesa. Numeri alti per un altro esame, l'eco (color) doppler dei tronchi sovraortici: 322 giorni all'Asl Roma B, 203 alla D, 225 all'H (vale a dire l'attuale Roma 6, da Albano a Velletri).

I NODI
Come si spiegano tempi di attesa così lunghi, anche per prestazioni importanti e per le quali è necessaria tempestività della risposta?Luca Malcotti (Cuori italiani, vale a dire centro destra), parla non solo dai banchi dell'opposizione ma anche con l'esperienza di ex assessore ai tempi della Polverini: «Zingaretti ha fatto degli errori, ad esempio parcellizzando la gestione del Cup. Poi, va detto con onestà che le liste di attesa sono un fenomeno che ci trasciniamo da anni, in cui si paga anche il fatto che a causa del commissariamento non si sono fatte assunzioni. Inoltre - nessuno, né la giunta in cui ero assessore, né quella attuale - è mai riuscito a portare le agende di tutti gli ospedali all'interno del Recup. Perché? Perché per primari e direttori generali rappresentano la gestione di potere». Zingaretti, con il decreto che firmerà la prossima settimana, proverà a mantenere aperti più a lungo ambulatori e laboratori. Lunedì incontrerà i sindacati per convincere i dipendenti. Natale Di Cola, Cgil funzione pubblica: «Noi siamo disponibili a soluzioni strutturali, ma bisogna sbloccare le assunzioni».

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