Roma, gioielliere ucciso a Prati. La famiglia: «Ucciso come un cane»

di Laura Bogliolo e Ilario Filippone
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Giovedì 16 Luglio 2015, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 11:10

«Voglio sapere chi ha ucciso mio marito, perché? Perché?». Rita abbraccia Gianluca, quel ragazzo che ha appena vent'anni e che ha scoperto che papà non c'è più. Papà ucciso con un colpo alla testa, papà steso in terra dentro il negozio, con il sangue sulla tempia. «Se prendo chi ha ucciso mio fratello...» si sfoga Paolo Nocchia, si dispera, piange, cerca di fare forza alla sorella, anche lei si chiama Rita. «Non piangere, non piangere» le dice.

Poi si calma, beve un bicchiere di acqua e prova a capire cosa sia potuto accadere a quel gioielliere amato da tutti nel quartiere Prati: «Mio fratello era una persona prudente, aveva già subito tre rapine, non apriva la porta a gente sospetta, aveva videocamere all'interno del negozio, la porta blindata, non riesco ancora a capire come sia potuto accadere, conosceva bene i rischi del suo mestiere, è sempre stato attento».

Paolo aveva visto il fratello Giancarlo Nocchia l'ultima volta sabato: «Era venuto a trovarmi a Fiumicino, era sereno, è sempre stato sereno e nonostante le tre rapine subite non aveva mai voluto prendere il porto d'armi, spero solo che riescano a prendere chi lo ha ucciso». A un angolo della strada, sorretta dalle amiche, c'è la sorella del gioielliere: «Siamo cinque fratelli - dice Rita, con la voce che trema - siamo sempre stati uniti, si può morire così? Si può morire per andare a lavoro? È una morte stupida, chi ha potuto fare questo a Giancarlo? Era un artigiano, tutti lo chiamavano “il maestro”, amato dal quartiere, adesso come faremo?».

CACCIA AI KILLER

Piange, scuote la testa, c'è una ragazza che singhiozza all'angolo con via dei Gracchi, dove c'è la gioielleria. «Mi aveva tenuto a battesimo lui, era il mio zio preferito, mi ha insegnato l'umiltà e l'ottimismo - dice Valentina De Paola, una delle nipoti del gioielliere - possibile che nessuno abbia visto qualcosa? Nessuno si è accorto di nulla? Gente strana in strada, qualcuno che fuggiva?». È scoraggiata Valentina: «Tanto non li prenderanno mai, hanno ucciso mio zio, l'hanno ammazzato come un cane e nessuno verrà punito».

Ma ci sono le telecamere di sorveglianza, occhi elettronici che probabilmente hanno ripreso il killer.

IL TESTIMONE

«Spero che li prendano, ma è solo una speranza». Gli occhi lucidi, sconvolto, Giorgio Ottaviani è il barista che ha trovato il corpo di Nocchia. «Ci conoscevamo da una vita, questo è un giorno tristissimo» dice Giorgio che prova a raccontare quegli attimi di terrore. «Alcune persone sono venute a chiamarmi al bar: “abbiamo citofonato al negozio, ma Giancarlo non risponde”. Mi sono subito allarmato, sono corso alla gioielleria e mi sono accorto che in realtà la porta era aperta: sono entrato, ho visto il corpo a terra, un braccio e il volto bianco, ho subito capito che era morto e ho chiamato le forze dell'ordine». Poi esplode la rabbia, la disperazione, l'incredulità per quel gioielliere ammazzato come un cane. «Perché è stato ucciso? Perché? Ho visto al disperazione del figlio Gianluca, ha perso il papà in un modo orrendo, l'ho abbracciato, ma non smetteva di piangere».

Adesso anche Giorgio ha paura: «Hanno ucciso una persona a pochi metri da qui senza che nessuno se ne accorgesse, è successo di giorno - dice disperato Giorgio - come possiamo continuare a sentirci al sicuro?». La Scientifica continua a fare rilievi, si cerca anche nei cassonetti. «Non so come dirlo a mia figlia, ho paura che possa sentirsi male, amava suo zio, eravamo cinque fratelli, contenti di esserci tutti nonostante avessimo raggiunto una certa età e adesso Giancarlo non c'è più» continua a ripetere Rita. Ieri, in serata, il commento del sindaco Ignazio Marino: «Appena atterrato a Losanna ho appreso, con dolore, della tragica morte del gioielliere Giancarlo Nocchia.

Voglio esprimere alla famiglia della vittima il più sincero cordoglio dell'amministrazione e mio personale per la loro perdita. Confido in una risposta veloce degli investigatori e delle Forze dell'ordine, affinché i responsabili vengano consegnati alla giustizia». «Abbiamo bisogno della certezza della pena, di un sindaco che si faccia sentire con il Governo. Purtroppo abbiamo Marino» ha detto Alfio Marchini.