Roma, l'ex assessore Ozzimo al soldo di Buzzi affari sulle piaghe di Roma

Roma, l'ex assessore Ozzimo al soldo di Buzzi affari sulle piaghe di Roma
di Massimo Martinelli
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Sabato 16 Gennaio 2016, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 10:54
Era il doppiogiochista per eccellenza della banda di Mafia Capitale. Era l'infiltrato speciale di Buzzi ai piani alti della giunta Marino, dove utilizzava la sua faccia perbene di ex militante cresciuto a pane&sezione per rivendicare impegno e sensibilità sui temi del sociale. Accumulava incarichi, ne chiedeva di altri, otteneva anche l'assunzione a tempo indeterminato perché alla fine una pensione fa sempre comodo. E alla fine tutto il suo potere lo metteva al servizio di Salvatore Buzzi, il ras di Mafia Capitale. «Gli diamo 20 mila euro ma se lui mi avesse chiesto 50 mila gli avrei dato pure 50 mila», ha confermato Buzzi in uno dei suoi interrogatori. “Lui” è Daniele Ozzimo, classe '72, primo politico a incassare una condanna come esponente della banda Buzzi-Carminati: 2 anni e due mesi dopo aver applicato lo sconto per il rito abbreviato. Comunque una condanna lieve rispetto ai gravi reati commessi. Un verdetto che fa rumore perché tocca un alto dirigente del Pd romano e mette il primo sigillo alla meritoria opera che la Procura sta svolgendo con Mafia Capitale.
 
IL RAGAZZO DI BORGATA
Il cammino che lo ha portato sul banco degli imputati (passando per il Campidoglio e per gli uffici di Buzzi) era cominciato a Centocelle inseguendo il sogno del ragazzo di borgata che si laurea in Scienze politiche e fa carriera. Approdato alla Sapienza, Daniele Ozzimo comprende subito che c'era una scorciatoia rapida, evitando gli studi, per diventare potente. Si lega al carro dalemiano di Umberto Marroni e con la tessera del Pds in tasca si cerca un settore “di influenza” sul quale indirizzare i suoi interessi. La scelta è semplice, quasi naturale: con un fratello disabile diventa il paladino dei diritti dei disabili. E anche degli studenti, cioè anche se stesso, essendo rimasto un fuoricorso cronico. Tra la Tiburtina e la Casilina trova occasione per farsi vedere, per promettere battaglie, per alimentare illusioni. E raccoglie consensi, tanto quanto basta per diventare segretario Ds del V municipio. È il Duemila e Ozzimo non è più un bambino. Ha 28 anni e si preoccupa di trovarsi pure un lavoro che gli garantisca una pensione.

L'ASSUNZIONE
Con quel biglietto da visita di segretario Ds ci impiega poco: l'Atac lo accoglie a braccia aperte durante una delle tante infornate di amici degli amici. Come impiegato di concetto, però. Perché la laurea in Scienze politiche non è mai arrivata. Ma Ozzimo, che già indossa una grisaglia da manager capitolino, la divisa con lo stemma Atac non la indosserà mai. E probabilmente non avrà neanche l'occasione di farlo in futuro, perché dopo la condanna dell'altro giorno anche la municipalizzata lo ha messo sotto inchiesta disciplinare.

Ma torniamo all'ascesa di questo giovanottone che da opaco militante di borgata si è trasformato in un abbronzato dirigente di partito. Sposa l'affascinante Micaela Campana, dopo aver condiviso campagne ed elezioni all'università. Soprattutto, si arruola nei “marroniani” che sostengono D'Alema agli ordini di Umberto Marroni. Infine, proprio come Marroni, si blinda grazie al sostegno di uno che movimentava voti e milioni come fossero noccioline: Salvatore Buzzi.

GLI ATTI
Con lui realizza il suo capolavoro criminale: la strumentalizzazione dell'emergenza alloggiativa per fini personali. Gli atti dell'inchiesta Mafia Capitale raccontano bene come Daniele Ozzimo alimentasse con una mano il disagio dei senza casa e, con l'altra, rispondesse alle chiamate di Buzzi per decidere affari immobiliari e assegnazioni di nuovi appalti. Il piano era quasi miserabile: da assessore alla Casa della giunta Marino, Ozzimo non faceva nulla per risolvere un'emergenza abitativa che a Roma era imponente. Piuttosto lasciava montare la rabbia e anche le velleità di potere dei caporioni della rivolta. E alzava le spalle quando le pseudo-associazioni per difesa dei diritti dei cittadini occupavano a ripetizione immobili privati violando i più elementari principi del diritto alla proprietà. Infine negava al prefetto dell'epoca, Giuseppe Pecoraro, la disponibilità di alloggi alternativi per consentire gli sgomberi. Salvo poi, al momento opportuno, indicare le cooperative di Buzzi che avevano immobili da affittare quando proprio non si sapeva dove mettere gli sgomberati. La circostanza, a quanto pare, potrebbe meritare un approfondimento da parte della Procura.

LE INFORMATIVE
I carabinieri del Ros lo raccontano in una delle informative agli atti del processo in corso: «Era sempre l'assessore Ozzimo che coinvolgeva Buzzi nella gestione, in emergenza, delle famiglie sgomberate da due immobili romani, in particolare quelli di via delle Acacie 56 (Angelo Mai) e di via Tuscolana 1113 (ex Hertz)». L'affare era milionario, come spiegano i carabinieri in un altro passaggio: «In particolare, le intercettazioni hanno evidenziato l'esistenza di un accordo tra Ozzimo, Buzzi e Guido Magrini, direttore delle politiche sociali della Regione Lazio, che prevedeva l'acquisto, da parte di Buzzi, di 14 appartamenti dalla società cooperativa San Lorenzo, in gravi difficoltà economiche ed il cui presidente era considerato persona legata allo stesso Magrini. In cambio di tale salvataggio finanziario, Magrini avrebbe fatto stanziare, in favore di Roma Capitale, sette milioni dalla Regione Lazio per l'emergenza alloggiativa che Ozzimo avrebbe impiegato per concedere alle cooperative dello stesso Buzzi la proroga della convenzione sull'emergenza alloggiativa al prezzo già praticatogli ma che risultava di gran lunga superiore a quello riconosciuto alle altre cooperative per interventi nel medesimo settore».

NON SOLO CASE
Case ma non solo. Perché l'accordo corruttivo tra Ozzimo e Buzzi sembra essere anche una delle concause della situazione di sfacelo in cui versa il verde pubblico della Capitale. Erano le cooperative di Buzzi, infatti, ad accaparrarsi sistematicamente gli appalti per la manutenzione di parchi e giardini, come risulta da un'altra informativa dei carabinieri: «Sempre tra dicembre 2012 ed il successivo mese di gennaio, le attività tecniche dimostravano l'impegno di Ozzimo affinché l'amministrazione capitolina reperisse i fondi necessari a concedere un ulteriore mese di proroga ai servizi di manutenzione del verde, affidati sempre alle cooperative riconducibili a Buzzi».

Quegli appalti sul verde pubblico oggi sono stati annullati. Come anche le occupazioni, senza l'attività sommerse di chi ci guadagnava, sono diminuite. Ma la situazione nei parchi romani è diventata insostenibile; e l'emergenza abitativa è ancora una piaga. E ferite così profonde, per la città di Roma, non potranno essere rimarginate nemmeno nell'arco dei due anni e due mesi che hanno inflitto all'ex assessore Daniele Ozzimo.

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