Lasciata quindici ore in barella a Roma, anziana cade e muore

Lasciata quindici ore in barella a Roma, anziana cade e muore
di Adelaide Pierucci
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Sabato 8 Settembre 2018, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 16:11

Viene ricoverata al Sant'Eugenio per una colica renale, ma muore in ospedale per una caduta. Lasciata in barella per almeno 15 ore con le fitte addominali che non le lasciavano tregua, e sprovvista di catetere, la paziente, una settantenne di Spinaceto, si era spinta fino in bagno dove poi è stata trovata da un medico il mattino successivo in un pozza di sangue. Sarà un'inchiesta avviata in procura, dal pm Clara de Cecilia che ieri ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, a stabilire se la morte di Giulia Riondino, una pensionata romana, ricoverata al Sant'Eugenio il 3 settembre e morta al San Camillo tre giorni dopo, si poteva evitare.

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I figli che hanno sporto subito denuncia ritengono di sì. «Se avesse avuto il catetere o almeno più attenzione non sarebbe morta», hanno denunciato, assistiti dall'avvocato Massimo Cammarota, «Invece è caduta sola, in bagno». «Ci era stato detto», avrebbero riferito i familiari della Riondino, «che in quel momento non era possibile provvedere con cannule. E che nostra madre avrebbe dovuto pazientare fino al mattino successivo per essere sottoposta al catetere, fino a quando, insomma, non sarebbe stata affidata a un urologo». Invece dell'assegnazione nel reparto è stato necessario il trasferimento d'urgenza in un altro ospedale, al San Camillo, dove la donna è stata sottoposta a un intervento chirurgico. Una operazione complessa, che non è servita a salvarle la vita. La situazione clinica della pensionata è precipitata di ora in ora. E a distanza di quarantotto ore, giovedì pomeriggio, i medici hanno constatato la morte cerebrale della paziente. «Nostra madre viveva da sola, era perfettamente autosufficiente», hanno lamentato i figli, «come è possibile che sia morta in ospedale e per uno scivolone?».

L'AUTOPSIA
La salma da ieri è stata messa a disposizione del medico legale de La Sapienza Giorgio Bolino. L'autopsia sarà eseguita lunedì. Lo specialista dovrà stabilire le cause della morte. Verificare innanzitutto se a non dare scampo alla paziente, insomma, sia stato un malore che ha provocato la caduta o direttamente il capitombolo in bagno. Il pm De Cecilia, per ricostruire l'accaduto, ha sequestrato la cartella clinica custodita al Sant'Eugenio, ma anche del San Camillo, dove i chirurghi hanno provato a salvarla. La signora Giulia Riondino era arrivata al pronto soccorso dell'ospedale Sant'Eugenio con un'ambulanza della Croce Rossa all'una di lunedì 3 settembre. I medici, viste le dolorose fitte addominali che non le davano tregua, le avevano subito diagnosticato una colica renale che sarebbe dovuta essere meglio valutata l'indomani da un urologo.

Alle sei del mattino di martedì, il giorno dopo il ricovero, la paziente, invece, verrà trovata in fin di vita in un bagno interno del pronto soccorso. A scoprirla una dottoressa che ne ha constatato subito le condizioni gravi. «Avrebbe dovuto espellere un calcolo, era dolorante, ma è stata lasciata senza catetere», è l'accusa che i familiari rivolgono all'ospedale. Il medico legale, tramite la cartella clinica, dovrà ricostruire anche la patologia della paziente. Anche l'avvocato Cammarota per conto della famiglia Riondino ha nominato un consulente.
 

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