Roma, omicidio Vannini, a giudizio tutta la famiglia dell'ex fidanzata: non impedirono la morte del 20enne

Roma, omicidio Vannini, a giudizio tutta la famiglia dell'ex fidanzata: non impedirono la morte del 20enne
di Emanuele Rossi
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Sabato 5 Marzo 2016, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 16:15


«Un piccolo passo in avanti: ora vogliamo giustizia per nostro figlio». Ha abbracciato amici e parenti Marina Conte, la mamma di Marco Vannini, quando ieri è uscita dall'aula del tribunale dopo la conferma del rinvio a giudizio per i Ciontoli. Un'intera famiglia andrà a processo per omicidio volontario con dolo eventuale. Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico si dovranno difendere dalla pesantissima accusa formulata dal pm di Civitavecchia, Alessandra D'Amore ed accolta dal gup, Massimo Marasca. Anche Viola Giorgini la fidanzata di Federico, presente nella villetta dei Ciontoli a Ladispoli la sera del 17 maggio scorso, comparirà davanti ai giudici per omissione di soccorso. Non solo chi ha sparato da una Beretta calibro 9, e cioè Antonio Ciontoli, maresciallo della Marina e papà della ex fidanzata Martina. Ma tutti quanti, in concorso tra loro, potrebbero essere ritenuti responsabili della morte del giovane cerveterano di 20 anni, raggiunto dal proiettile mentre era nella vasca da bagno dei futuri suoceri. Antonio Ciontoli è stato l'unico degli imputati a presentarsi nell'udienza preliminare a Civitavecchia, durata quasi 8 ore. In aula, l'ex esponente dei servizi segreti, ha evitato gli sguardi dei familiari di Marco, si è allontanato in fretta a pochi minuti dalla riunione della Camera di consiglio e prima di salire su una Mini è sbottato in lacrime quando i giornalisti lo hanno incalzato. Tanti ancora i gialli.


 

LE DOMANDE
Perché non sono stati chiamati in tempo i soccorsi subito dopo il ferimento di Marco? E perché quando è stato allertato il 118 i Ciontoli hanno omesso di dire che il ragazzo era stato colpito da un'arma da fuoco? Bugie dette al telefono, e intanto il proiettile aveva già perforato il polmone ed il cuore di Marco, deceduto più di tre ore dopo al pronto soccorso. Bugie che sono state raccontate anche al pm da Ciontoli, nel primo interrogatorio. «Ero solo nel bagno, ho sparato perché mi è scivolata la pistola». E invece i rilievi dei Ris hanno smascherato tutto: «C'è stata la ferma e convinta determinazione - riportato l'informativa - ad eseguire tutte le manovre necessarie, dirette ed inequivocabilmente finalizzate a sparare». Anche le intercettazioni video dei carabinieri hanno svelato altri segreti. «Ho visto quando papà gli ha puntato la pistola», si è tradita Martina. Ai fini processuali potrebbe rilevarsi fondamentale la relazione dei medici della Procura, secondo cui Marco avrebbe avuto «elevate possibilità di salvarsi» se soccorso in tempo. La prima udienza è fissata per il 23 maggio.
 

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