Fidene, ricordi in un ciak quando la borgata si chiamava Monte Secco

di Maria Lombardi
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Domenica 24 Novembre 2013, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 15:16




«Sono nato in una delle tante borgate di Roma». Comincia così il documentario «Fatti corsari», scritto, diretto, interpretato e prodotto da Alberto Testoni, odontotecnico di Fidene con la voglia di fare l’attore. Il film - premiato due volte al Festival di Torino - racconta la storia di Testoni e della borgata. «Qui siamo cresciuti vedendo i genitori che attaccavano la calce ai muri e si facevano la casa, quando avevano finito mettevano la bandiera sul tetto».



Sfilano nel documentario - realizzato con Stefano Petti - le foto di Fidene negli anni ’50. «Non c’era nemmeno l’acqua a quel tempo, si chiamava Monte Secco. Per andare a Roma si doveva passare tra fango ed erba, si partiva da qui con gli stivali di gomma». Poi sono arrivate le case, sempre di più, e infine i casermoni che dalla parti di via Quarrata circondano come una corona la capanna di Fidene, ricostruzione di una casa che risale all’età del ferro. «Ma nonostante l’assedio delle case popolari la nostra identità è rimasta la stessa. Fidene è un quartiere accogliente, c’è sempre un atteggiamento di apertura anche nei confronti degli immigrati. Difficilmente qui si sono create situazioni di intolleranza».



Un quartiere «laborioso», di grandi lavoratori: in un censimento del 1976 sono state contate ben 58 imprese artigiane (ora sono molto di meno). Nella chiesa di Santa Felicita e figli Martiri due targhe ricordano la visita dei Papi: Paolo VI nel 1965 («non c’erano le strade, per l’occasione asfaltarono un pezzo di via Radicofani») e di Benedetto XVI il 25 marzo del 2007. In piazza dei Vocazionisti, all’ombra della statua di don Giustino Russolillo, la domenica ci si stringe la mano. Anche la morte è diversa qui, dove la metropoli non è mai arrivata: sui muri ancora i manifesti con il nome di chi se ne è andato.