Nomadi e rifugiati, allarme del Comune: «Sovraffollamento e rischio per la Tbc»

Nomadi e rifugiati, allarme del Comune: «Sovraffollamento e rischio per la Tbc»
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 5 Agosto 2015, 05:43 - Ultimo aggiornamento: 08:17

Roma non può ospitare altri immigrati. C'è preoccupazione per la possibile diffusione della Tbc. C'è una concentrazione elevata di rom, sono 8.000, e non mandano i bambini a scuola, visto che frequenta le lezioni solo il 20 per cento. Messe in fila, le frasi di ieri del sindaco Ignazio Marino, nell'audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sui centri per migranti, fanno registrare un mutamento di linea, quanto meno comunicativa, rispetto alla refrain sull'accoglienza del passato. In commissione, Marino è andato con l'assessore Francesca Danese (Servizi sociali). Gennaro Migliore, Pd, presidente della commissione ha spiegato le ragioni dell'audizione: «Vogliamo comprendere i punti di discontinuità con la gestione precedente, che è stata contraddistinta, come l'inchiesta Mafia Capitale fa emergere, soprattutto da elementi di profitto illecito».

TROPPI STRANIERI

Ripartiamo da Marino.

Sugli immigrati: «A Roma c'è sovraffollamento di immigrati e rifugiati, è la seconda città d'Italia per l'accoglienza, ma non può accogliere il 18-20 per cento del numero totale di persone che arrivano nel nostro Paese. Non abbiamo le risorse». In pratica solo la Sicilia ospita un numero più alto di immigrati. Marino ha anche spiegato che la linea del Campidoglio, in sintonia con la Prefettura, è quella della ridistribuzione: la formula delle grandi concentrazioni si è rivelata sbagliata, si punta su piccole strutture in vari quartieri. L'assessore Danese ha aggiunto: «Vogliamo chiudere il centro Baobab». Di questa struttura, in cui sono ospitati dei rifugiati, si è parlato molto nelle scorse settimane quando ci fu una serie di nuovi sbarchi. E' in via Capua, vicino alla stazione Tiburtina. «Il Baobab era una struttura che faceva parte della cosiddetta ”accoglienza cittadina”, è stato attivo fino ad aprile, ma in una parte di essa c'erano dei rilievi igienico sanitari. Quindi abbiamo chiuso tutte le partite, anche economiche, e non abbiamo pagato più l'affitto». Più in generale, anche secondo l'assessore Danese «Roma non ce la fa più ad accogliere numeri alti e deve assolutamente svuotare queste strutture e lavorare sull'integrazione».

SALUTE

C'è poi il nodo del presunto allarme Tbc. Marino: «Viste le condizioni igienico-sanitarie, ne ho parlato in tre occasioni con i ministri dell'Interno e della Salute. Sono arrivate molte persone da territori con ceppi di tubercolosi resistenti a molti antibiotici. Si tratta di una questione importante, soprattutto per coloro che hanno bisogno di essere curati. Dobbiamo evitare la diffusione di malattie a cui il nostro sistema immunitario non è più preparato. I ministri però mi hanno assicurato che ci sono cinque livelli di controlli. E' stata una risposta molto rassicurante». Migliore ha ricordato che il giorno precedente la commissione aveva visitato proprio il Baobab: «Il responsabile della Asl e il direttore dell'Istituto nazionale della medicina della povertà al San Gallicano hanno escluso che ci sia un rischio sanitario di epidemie».

I ROM

È difficile affrontare l'emergenza immigrazione, con Roma che ospita più stranieri di intere regioni, altrettanto rovente è il tema dei rom. Da una parte tutti invocano la chiusura dei campi, dall'altra quando s'ipotizzano soluzioni concrete esplodono le polemiche. Marino: «A Roma la maggior parte della popolazione è contraria all'idea del superamento dei campi rom attraverso percorsi di integrazione, assegnando alle famiglie alloggi popolari come per altre persone, si tratta di un aspetto culturale». Anche in questo caso i numeri sono molto elevati. «A Roma la percentuale di rom, sinti e camminanti è molto elevata, superiamo largamente le ottomila presenze». E quando si parla di politiche d'integrazione, assai costose e con gravi degenerazioni come ipotizza l'inchiesta su Mafia Capitale, ci sono da registrare delle sconfitte. Ad esempio una piccola minoranza dei bambini rom va realmente a scuola. «Spendiamo somme ingenti e riusciamo a portare a scuola il 50 per cento dei bambini dei campi con i pulmini del Comune, ma meno del 20 frequenta regolarmente le lezioni».