In coma dopo le botte del fidanzato
Il padre in lacrime: «Se Chiara muore,
ergastolo alla belva»

In coma dopo le botte del fidanzato Il padre in lacrime: «Se Chiara muore, ergastolo alla belva»
di Maria Lombardi
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Giovedì 6 Febbraio 2014, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 20:14

Per me bellissima anche adesso che non pi lei. Ha il viso distrutto, quell’essere me l’ha massacrata di botte. Non so come ce l’ho fatta a guardarla.

Siamo stati insieme per più di un’ora, le ho tenuto la mano. Io e Chiara, mano nella mano. Avrei voluto abbracciarla e pensavo all’abbraccio che non le ho dato, tre settimane fa. L’ho vista al parco, con il cane. Lei mi ha chiamato: vieni, papà. Non l’ho abbracciata perché non volevo farle credere che accettavo la sua storia con quella belva. Ho perso l’ultimo abbraccio con mia figlia». Il padre di Chiara piange per quel che non è stato e non sarà più.

Lei, 19 anni, è in rianimazione e senza una cura possibile dopo che il fidanzato l’ha pestata fino a toglierle ogni speranza. Maurizio Insidioso Monda, impiegato alle Poste di 42 anni, passeggia all’ingresso del San Camillo in attesa di rivedere ancora la figlia e di stringerle di nuovo la mano, gli amici di sempre sono lì accanto, Chiara l’hanno vista nascere. «Uno spettacolo di bambina, le sette bellezze», per loro è rimasta sempre una bambina e un po’ lo era davvero, un lieve ritardo che la fa più fragile e piccola dei suoi anni.

«Solo un poco immatura, deve ancora crescere», non si rassegna un amico di Maurizio che la notte di 19 anni fa era con lui al lavoro e li hanno chiamati dall’ospedale, Chiara sta per nascere. Sono corsi lì. «Ora siamo di nuovo in ospedale e lei ci sta lasciando».

Anche il padre lo sa. «Il primario mi ha detto: i danni cerebrali non si possono nemmeno definire gravissimi. Non ci sono parole per definirli. È un miracolo se sopravvive e se resta un vegetale. Morirà e io mi devo preparare. Mi hanno dato i suoi vestiti in una busta, anche la catenina che le avevo regalato per i 18 anni. Non ho avuto il coraggio di aprirla. Questo diventerà un omicidio, spero nell’ergastolo». Per adesso Maurizio Falcioni, operaio di 35 anni, convivente di Chiara, è in carcere con l’accusa di tentato omicidio.

LE DENUNCE

«Non voglio vendetta e non provo nemmeno rabbia. Come si può avere rabbia per un nulla? Quell’uomo per me è un nulla. Chiara l’ha conosciuto in estate al parco, lei ha problemi di carattere, subisce le personalità forti. Si sarà innamorata di lui. Quando ho scoperto la storia e l’ho ostacolata, lei è fuggita di casa. Era la fine di agosto. Tutti sanno a Casal Bernocchi che tipo è quello lì: un tossico, violento, cattivo con le donne e coniglio con gli uomini. Ho presentato la denuncia ai carabinieri per la scomparsa, l’hanno trovata a casa di lui. Chiara è tornata a vivere con me, per tre mesi non sono uscito per impedirle di fuggire ancora, non sono andato al lavoro e dormivo con la chiave nei pantaloni. Lei era rinata, aveva cominciato a fare terapia, si era fidanzata con una ragazzo della sua età che le portava i fiori. Poi io sono dovuto rientrare al lavoro e lei è andata dalla madre, a Cerveteri. A fine novembre è fuggita un’altra volta per vivere con lui. Sono andato anche a parlare con il padre di quello lì, mi ha risposto: hai rotto le palle!».

«A metà dicembre ho presentato una seconda denuncia a Vitinia per circonvenzione di incapace, a metà gennaio un’altra ancora a piazzale Clodio, l’avvocato mi diceva che così si faceva più in fretta. Non è successo niente. Avevo paura che stando con un drogato avrebbe finito per drogarsi anche lei. Da lontano la controllavo. Domenica mi ha chiamato: vieni a prendermi, l’ho lasciato. Sono andato ma lui l’ha riportata dentro. Quando parlava, lei stava a testa bassa, ipnotizzata. Lunedì mattina ha chiamato la madre, forse per chiedere aiuto. Poi lui l’ha picchiata. Non l’ha fatto per gelosia. Geloso di chi? Lei era sepolta in casa. Ha capito che la stava perdendo. Aveva incontrato un angelo e l’ha distrutto».

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