Baby squillo ai Parioli, un cliente si difende: «Sembravano maggiorenni»

Baby squillo ai Parioli, un cliente si difende: «Sembravano maggiorenni»
di Paola Vuolo
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Mercoledì 30 Ottobre 2013, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 09:30
Il commercialista lo ha ripetuto fino alla noia: non sapeva che quelle due ragazze dei Parioli fossero minorenni. Sembravano professioniste, si comportavano come tali. Insomma, se avesse capito di trovarsi davanti a due ragazzine, avrebbe bussato altrove. E’ questa la difesa di uno dei clienti delle due baby squillo di viale Parioli che avevano caricato le loro foto osè sul sito di annunci Bakeka Incontri e che anche su Facebook si lasciavano andare a commenti più espliciti sul sesso e sul tipo di vita che conducevano. Intanto oggi saranno interrogati gli sfruttatori delle due liceali, arrestati insieme alla madre di una delle due, di professione barista. La donna incitava la figlia ad andare con gli uomini e prendeva per sé una parte dei soldi che lei guadagnava. Sua figlia ha solo 14 anni, la sua amica ha compiuti 16 ieri.



Il fatto. L’inchiesta scatta nel maggio scorso, è la madre di Lucia (ma il nome è inventato) che si rivolge ai carabinieri. La donna ha scoperto che si prostituisce e tira cocaina. I militari mettono i telefonini delle ragazze sotto controllo, arrivano a scoprire chi frequentano. Tre uomini conosciuti su Facebook: Nuzio Pizzacalla, un militare dell’esercito, Mirko Ieni, giovane disoccupato, e Riccardo Sbarra, un commercialista. Le liceali sanno quello che fanno, mandano foto e video intimi che i loro amici postano in rete. I tre non fanno parte di un’organizzazione, ma ognuno di loro, secondo le accuse, sfruttava le minorenni procurando i clienti. Mirko Ienni trova un monolocale in affitto ai Parioli. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta le ragazze con i soldi guadagnati compravano droga e vestiti.



Il ricatto. Il quarto uomo finito in carcere è un commerciante di 29 anni, Mario Michael De Quattro, il giovane aveva filmato i suoi incontri con una delle ragazze e pretendeva 1.500 euro per non postare tutto sui siti. Intanto l’indagine prosegue, ci sono altri cinque indagati che giurano che non sapevano di avere rapporti sessuali con due minori, ma per gli inquirenti «scambiare una quattordicenne per una ventenne è inverosimile».
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