Roma, a Via Nazionale «i danni del tram». Altolà di albergatori e ristoratori

Gli esercenti contro la tranvia Termini-Aurelio. Roscioli: «Qui rischiamo la desertificazione»

Roma, a Via Nazionale «i danni del tram». Altolà di albergatori e ristoratori
di Alessia Marani
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Giovedì 3 Agosto 2023, 23:09 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 12:50

«Il tram da Termini all’Aurelio? In via Nazionale e in altre strade nevralgiche battute dai turisti nel centro della Capitale, sarà un danno certo». Ne è sicuro Giuseppe Roscioli a capo di Federalberghi Roma. Le sue valutazioni partono da quanto è già sotto i suoi occhi ogni giorno. «Quella di resuscitare vecchi progetti non appare una scelta felice - sostiene - i pochi tram che passano per il Centro lo dimostrano nei fatti. Tagliano in due le arterie, per i pedoni diventa impossibile attraversare la strada, raggiungere attività commerciali e alberghi diventa più complicato. Per non parlare dei rumori e delle vibrazioni. Pensiamo a viale Tiziano o a via Labicana dove sono stati inseriti addirittura cordoli di cemento - aggiunge -, di fatto alcune strade sono state “ammazzate” dal passaggio dei tram».

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Secondo Roscioli dove i convogli sono entrati in funzione «abbiamo assistito alla desertificazione commerciale - afferma ancora -.

Il Centro avrebbe bisogno piuttosto di altri mezzi di trasporto, meglio un’ampia rete metropolitana ovviamente: è questo l’unico desiderio reale dei romani anche se sappiamo difficile da realizzare per le caratteristiche di città storica. Allora, almeno, potenziamo i trasporti su gomma con mezzi più nuovi, ecologici e che passino frequentemente». 

In via Nazionale albergatori e ristoratori guardano al progetto della Tva (la tranvia Termini, Vaticano, Aurelio vagheggiata in Campidoglio fin dal 1985) come a un autentico incubo che potrebbe materializzarsi da un momento all’altro. Qui il processo di desertificazione, dopo l’emergenza Covid e gli estenuanti lavori per la rimozione dei sampietrini e il rifacimento completo del manto stradale, si è già in parte verificato: un negozio su tre, stando ai dati di Confcommercio, nell’ultimo triennio ha chiuso battenti o ha dovuto cambiare gestione. 

LE PREOCCUPAZIONI

L’imprenditore David Hayon, che insieme al suo socio Cesare Toffolon, gestisce su via Nazionale del The Flann O’Brien, storico pub irlandese, nonché un bar ristorante e delle gelaterie è categorico: «Noi esercenti della strada ci siamo confrontati rispetto a questa prospettiva e siamo tutti davvero molto preoccupati», spiega. I timori si addensano su più fronti. Da una parte c’è lo spettro di un cantiere che, stando ai proclami, dovrebbe servire per attivare la linea in occasione del Giubileo del 2025; dall’altra la paura che si amplifichino a dismisura i problemi che già attanagliano la via. «Chi di noi può scordare il cantiere lumaca per il restyling di via Nazionale? Nessuno - tuona Hayon - mesi e mesi per concludere la prima tratta che è stata rifatta con tutti i crismi, poi tutto si era bloccato e, alla fine, l’ultimo pezzo, a scendere verso via IV Novembre, è stato concluso in pochi giorni. E la differenza si vede...». Davanti al Doveralù Cafè il cantiere ha stazionato per un tempo infinito e «il danno è stato enorme», dice il ristoratore. 

Mentre parla passa uno dei tanti autobus che transitano sulla strada. Il suo passaggio si sente all’interno dell’Irish Pub. «Ma molto meno di quando passavano i vecchi bus - spiegano - figuriamoci lo stridere dei tram sulle rotaie. Gli edifici che si affacciano lungo l’ipotetico percorso sono storici, le vibrazioni verrebbero amplificate e potrebbero avere conseguenze sulla loro staticità». Il concierge di un albergo quattro stelle sgrana gli occhi: «Il tram qui davanti? Un inferno per i turisti. Per migliorare i trasporti basterebbe mettere su strada minibus e navette elettriche che passano in continuazione».
 

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