Roma: bombe, mitra e pistole. Mistero nella cantina a San Giovanni

Sequestrate 59.107 dosi pronte allo spaccio oltre a sei mitragliatori e un ordigno bellico

Roma: bombe, mitra e pistole. Mistero nella cantina a San Giovanni
di Michela Allegri ed Emiliano Bernardini
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Domenica 13 Marzo 2022, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 13:25

Quando i carabinieri li hanno seguiti in un box seminterrato a San Giovanni, hanno scoperto un vero e proprio arsenale: bombe a mano, fucili di precisione, mitragliatori, carabine. Un bottino da guerra circondato da migliaia di dosi di droga e che, secondo chi indaga, era destinato alla vendita. Così, per S.I., nato nel 1966, D.C., di 41 anni, e B.M. del 1993 è scattato l'arresto. È successo giovedì pomeriggio.

Bombe e fucili a San Giovanni, il caso

 

Il giudice ha disposto per loro il carcere: il sospetto è che siano «inseriti in un circuito illecito di notevole spessore, sia per l'esorbitante quantitativo di droga rinvenuto - negli atti si parla di 59.107 dosi, ndr -, sia per l'eterogeneità delle armi, talune di particolare micidialità», si legge nell'ordinanza. Un box, quello in via Castel Gandolfo 63, come tanti, ma solo all'apparenza, perché in realtà si è rivelato un deposito strategico dotato anche di un'uscita secondaria su una strada parallela, via Nemi.

Ideale per la fuga.

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JSTARK E LE ARMI 3D
I tre, secondo il gip, potrebbero essere inseriti in un giro illegale pericoloso ed esteso. L'arsenale, annota il magistrato, probabilmente veniva custodito e usato «per la cessione a terzi». Chi indaga ritiene che gli arrestati possano essere legati a «contesti illeciti ben strutturati». Ma ecco l'elenco delle armi. I carabinieri hanno sequestrato sei mitragliatori FGC-9 e una carabina stampata in 3D, spesso impiegati in conflitti tra gruppi eversivi e terroristici. Non a caso il nome è un acronimo che vuol dire Fuck Gun Control, con il 9 che fa riferimento alla cartuccia da 9 mm. Il creatore, Stark1809, pseudonimo di un designer di armi curdo morto qualche anno fa, era tra i fondatori della Deterrence Dispensed, un gruppo sovversivo che sostiene la realizzazione di armi in 3D e senza licenze. Sui mitragliatori c'era la scritta «LIVE FREE OR DIE», una delle frasi più utilizzate dal creatore dell'arma. Erano nascosti in un trolley nero e grigio, sotto un tavolo da lavoro. Nello stesso borsone sono stati trovati anche 3 caricatori. Sul bancone, invece, c'era uno zaino che conteneva una Beretta calibro 32 con matricola visibile. In una scatola con la scritta Tim, in una cesta su uno scaffale metallico, sono state trovate altre 3 pistole: un'altra Beretta calibro 32 e due Smith and Wesson a tamburo. E poi ancora due silenziatori artigianali. Sopra uno scaffale c'erano invece centinaia di munizioni di diverso calibro e una fondina. Tra le scoperte più inquietanti una bomba a mano marcata Mills N36, di quelle con la spoletta di produzione inglese risalente alla Seconda guerra mondiale. Era avvolta in un cellophane trasparente. Nel box c'erano anche 3 ordigni esplosivi artigianali, le note marmotte, utilizzate per far esplodere gli sportelli bancomat. Insomma un arsenale talmente variegato da far supporre che i tre indagati avessero contati molteplici con vari contesti criminali della Capitale.

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DROGA E T MAX
Non solo armi. I carabinieri hanno anche sequestrato droga per un totale di 59.107 dosi pronte già per essere destinate allo spaccio: circa due chili e mezzo di hashish, 184 grammi di marijuana. Oltre a vario materiale per il confezionamento: tre macchinette per il sottovuoto e diversi rotoli di cellophane. Inoltre è stato rinvenuto uno scooter TMax di colore nero con targa rubata. Anche il mezzo sarebbe stato rubato il 2 dicembre 2015. Oltre al box, i carabinieri hanno perquisito anche gli appartamenti e i veicoli dei tre: la Lancia Delta di uno di loro è stata sequestrata, perché nel vano stereo era stato creato un fondo per il trasporto di oggetti. Ieri gli indagati, assistiti dagli avvocati Massimo Lauro, Giuseppina Tenga e Alessandro Marcucci, sono stati interrogati dal gip, ma hanno deciso di non rispondere alle domande.

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