LA SCELTA
Revocato De Dominicis manca ancora, dopo tanti annunci e ipotesi a vuoto, il nome del responsabile dei conti capitolini. «In settimana arriveranno i nomi degli assessori» al bilancio e alle partecipate, promette la Raggi. «Ho spacchettato le deleghe come da mia idea iniziale perché la riorganizzazione delle partecipate deve essere gestita autonomamente da bilancio e patrimonio», spiega la sindaca. Ma in giunta c'è imbarazzo, anche perché cominciano a serpeggiare i primi timori sulle scadenze, dall'assestamento d'autunno (che andrebbe approvato entro il 30 novembre) alla fondamentale manovra di previsione 2017 (da licenziare tassativamente entro il 31 dicembre). In giunta sono diversi gli assessori che non vogliono esporsi e commentare apertamente le difficoltà incontrate dalla sindaca. C'è chi dice di essere rimasto sorpreso dal no di Tutino e stigmatizza il «tiro al piccione», ma anche chi si dichiara molto preoccupato. E l'opposizione rumoreggia: «L'ordinanza che ritira la precedente nomina è protocollata martedì - attacca il presidente della commissione trasparenza Marco Palumbo (Pd) - La cosa grave è che per 20 giorni la delega al bilancio in pratica non è stata di nessuno, perché la Raggi l'ha riacquisita solo con l'ordinanza in questione».
LE IPOTESI
Tra i nomi papabili per l'ingresso in giunta, continuano a fare capolino quelli di magistrati contabili, che evidentemente rispondono meglio all'identikit tracciato dall'amministrazione M5S per il ruolo di responsabile dei conti. L'ultima ipotesi è quella di Donata Cabras, procuratore regionale del Lazio della Corte dei conti, che però dovrebbe chiedere l'aspettativa al Csm per entrare nella squadra di governo capitolina. Le alternative principali, fuori dal novero dei giudici contabili, restano sempre l'economista Nino Galloni e l'ex vicecomandante generale della Guardia di finanza, Ugo Marchetti. Ma tra i due assessori in arrivo non è detto che venga rispettato l'equilibrio di genere. Raggi non crede nelle quote rosa che definisce «discriminatorie e offensive» per il genere femminile, una sorta di «riserva dei panda».