Saranno le firme «apocrife» il punto principale su cui l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino baserà la sua difesa. E' la prima valutazione che emerge dal confronto col suo avvocato, il professor Enzo Musco, che ha ricevuto l'incarico giovedì scorso e già in giornata aveva incontrato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. L'ipotesi che le firme sui giustificativi di spesa non fossero effettivamente state poste dal sindaco era stata lanciata nei giorni scorsi dal blog Romafaschifo (che da tempo sostiene Marino nelle sue battaglie). Un punto di forza questa tesi ce l'ha: basta dare un'occhiata ai documenti, pubblicati on line dallo stesso ex sindaco, per notare che le sigle, vergate a mano, sono molto diverse l'una dall'altra. Troppo, per essere state poste dalla stessa mano.
E infatti il sindaco ha spiegato a chi gli è rimasto accanto e quindi al suo legale di non essersi mai occupato della procedura per giustificare le spese di rappresentanza pagate con la carta di credito del Comune.
LA PROCURA
Anche a prescindere dalle tensioni che è destinata a suscitare, non è detto che questa spiegazione basti a convincere il procuratore aggiunto Francesco Caporale e Roberto Felici, il pm titolare del fascicolo (per ora senza indagati né reato, anche se l'ipotesi a cui si lavora è quella del peculato): il possibile punto debole di questa linea è che probabilmente il regolamento interno non esonerava Marino dallo stornare personalmente le spese private, certo non presenti nell'agenda istituzionale. Il professor Musco (noto per i suoi studi in Diritto penale oltre che avvocato) oggi incontrerà Marino per capire cosa esattamente prevedesse la procedura. Quindi i due valuteranno se inviare agli inquirenti una memoria scritta. Giovedì, alla richiesta di fissare un incontro, la procura aveva risposto che prima di ascoltare la difesa vuole proseguire con le indagini.