«Il suo sorriso bello e contagioso non lo negava mai a nessuno, anche nei momenti più cupi e più bui». I colleghi con cui Rossella Nappini, 52 anni, infermiera, ha lavorato al fianco per anni negli ambulatori dell’ospedale San Filippo Neri, sulla Trionfale, ricordano così la collega che ieri pomeriggio è stata uccisa con una sfilza di coltellate all’addome e al collo, quasi sgozzata, nell’androne di casa in va Giuseppe Allievi. «Con il compagno la storia era finita - dicono - e ora viveva una storia travagliata, ma nulla che potesse fare presagire un dramma del genere». La polizia cerca un uomo che è stato visto allontanarsi dal palazzo a passo svelto, senza scappare, per defilarsi tra i passanti. Il mondo di Rossella, mamma di un maschio da poco maggiorenne e una figlia adolescente, era fatto dei prelievi in ambulatorio, di commissioni per l’anziana mamma e poi della sua nuova vita privata. Fino a pochi anni fa, invece, tutto sembrava scorrere tra serenate, cuori disegnati coi petali sul letto di cui ogni tanto postava le immagini sui social. Era il 2017 e tutto appariva ovattato e romantico. Poi, però, a chi le chiedeva «perdono» sul suo profilo Facebook, lei ricordava che «il perdono lo si ottiene con le azioni» e non facendo prima cose sbagliate di cui pentirsi. Lacrime di coccodrillo di un uomo che chissà come tanti altri voleva di nuovo fare breccia sul suo cuore. Come la persona che circa un anno fa, come ricorda un vicino «le ha imbrattato la Mazda bianca e nuova di zecca con la vernice rosa riempiendo le fiancate della scritta “ti amo”».
I social come un triste presagio.
LA TRISTEZZA
Le colleghe non sanno darsi pace. C’è chi rammenta come «una volta per tirare su di morale una vecchietta che si vergognava del cappello che doveva indossare per la malattia che aveva, Rossella volle metterlo lei e così passeggiò per il day surgery. Era eclettica e speciale». Ultimamente, però, l’avevano vista provata. Qualcuno dei vicini la ricorda «sempre di fretta, ogni tanto urlava frasi scomposte da sotto alla madre affacciata sul balcone». Non deve essere stato un periodo facile, l’ultimo per Rossella. L’abbandono della casa con la piscina a Campagnano, immersa nella natura, appena fuori Roma, poi il ritorno dalla mamma al Trionfale. Una vita da riorganizzare, tra sorrisi smaglianti e momenti di profonda tristezza.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout