Dal 1919 a Rieti il cognome Brucchietti si coniuga con ristorazione

Dal 1919 a Rieti il cognome Brucchietti si coniuga con ristorazione
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Sabato 19 Febbraio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 06:40

RIETI - Senza ombra di dubbio si può dire che a Rieti il cognome Brucchietti è sinonimo di ristorazione di qualità: una tradizione le cui origini risalgono addirittura agli albori del ‘900, partendo da Santuccio, padre di Alfredo, Guido e soprattutto Tito, al quale è intitolato l’omonimo notissimo ristorante in via San Rufo, senza dimenticare tutta una serie di altri locali gravitanti tra piazza Cesare Battisti e l’area adiacente a piazza San Rufo, aventi tutti quale comune denominatore il cognome Brucchietti. 

La storia. «Nonno Santuccio – ricorda il nipote Dario, figlio di Tito – era appassionato di cucina e spesso cucinava per le famiglie altolocate di Rieti in occasione di ricevimenti e occasioni particolari. Nel 1919 mio padre, insieme al fratello Alfredo, bravo pasticcere, aprirono un ristorante in piazza San Rufo e il sindaco Angelo Sacchetti Sassetti, firmando la licenza, suggerì di chiamarlo “Trattoria Centro d’Italia Tito Brucchietti”». Dal 1925 anche la madre Cesarina lavorò nella cucina che elaborava prodotti genuini della piana reatina e degli allevamenti circostanti, attraendo forestieri, professionisti, funzionari e tecnici che contribuirono alla crescita economica e industriale della nascente Provincia, oltre a personaggi illustri come il principe Potenziani, il baritono Mattia Battistini o la leggendaria soprano e attrice Lina Cavalieri

Poi nel 1929 la crisi mondiale di Wall Street provocò enormi difficoltà in ogni settore: «Il lavoro diminuì – racconta Dario – e così Tito e il fratello Alfredo trasferirono il ristorante prima in via Crispolti e poco dopo in via San Rufo», a proseguire, di padre in figlio, la tradizione della cucina reatina e di altri piatti eccellenti come i famosi tonnarelli “alla Tito” a base di animelle, piselli e funghi, fino al 2005, quando Dario cedette l’attività, ma a condizione di mantenere la denominazione originale, a Giovanni Coletti, dopo la cui immatura scomparsa pochi mesi fa, il locale è ora chiuso, in attesa di ripartire. 

La tradizione. Un locale d’altri tempi, che ha mantenuto l’arredamento originale come lampade di Murano del periodo Liberty, opere grafiche originali alle pareti o una radio a valvole Magneti Marelli perfettamente funzionante, ha ospitato per decenni una clientela variegata, inclusi numerosi personaggi importanti dello spettacolo o dello sport, dei quali Dario mostra orgoglioso una ricca collezione di autografi – tra quelli decifrabili, gli attori Ugo Pagliai e Stefano Satta Flores – oppure la foto incorniciata insieme a Tim Mack, medaglia d’oro nel salto con l’asta ad Atene 2004. 

Un secolo. Come già accennato il ristorante “Tito” è solo la punta dell’iceberg di una tradizione facente capo alla famiglia Brucchietti, fiore all’occhiello Reatino nella ristorazione.

Il terzo figlio di Tito, Guido, e il figlio di quest’ultimo, Memmo, aprì il ristorante “Brucchietti” in via Cintia, davanti a palazzo Ciaramelletti, per poi tornare alla trattoria “Centro d’Italia” in piazza San Rufo, lasciata da Tito e gestendola fino al 1950. Quindi seguì il trasferimento in piazza Cesare Battisti inaugurando il “Grottino”, ceduto nel 1980. 

Ma non finisce qui perché la nostalgia non mollò Memmo che due anni dopo aprì la Cantina Centro Italia in via Crispolti ritirandosi nel 1991. Ma nel frattempo suo figlio Guido, insieme alla moglie, conduce oggi con successo la trattoria “Da Antonietta”, quasi dirimpetto al ristorante “Tito”, per quella che si può definire la “storia infinita” dei Brucchietti che da oltre cento anni hanno fatto mangiare quasi tutta Rieti.

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