Porta Conca e i segreti dello storico macellaio Livio Attorre

Porta Conca e i segreti dello storico macellaio Livio Attorre
di Giacomo Cavoli
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 21:23

RIETI - E’ il fornitore dei ristoranti reatini dalla cucina più sopraffina, e il custode della memoria storica di una delle vie più importanti del centro storico, di tantissime famiglie reatine che nel corso dei decenni si sono servite con fiducia da lui e dell’evoluzione stessa del suo mestiere. Della vocazione che avvertì quand’era ancora adolescente - partito da Santa Rufina per imparare a fianco del cugino in una macelleria di via Appia, a Roma - è riuscito a farne una professione e oggi, cinquant’anni dopo aver tirato su per la prima volta la serranda del negozio tutto suo, Livio Attorre, storico macellaio di via Porta Conca è ancora lì, a ridosso delle mura merlate e con nessuna intenzione di appendere i coltelli al chiodo. 

L’ultimo baluardo. Cinquant’anni non d’età, ma di attività. Perché Livio all’anagrafe ne conta 72, ma nello spirito 22, gli stessi di quando nel 1972 entrò in quello che era il piccolo spazio del barbiere di Porta Conca, riadattandolo alle sue esigenze e poi allargandolo, fino ad oggi. Così, dopo mezzo secolo, ora è la memoria storica del commercio di via Porta Conca, «quando qui intorno molte attività lavoravano grazie alla presenza del vecchio ospedale», racconta. C’era il sarto, la merceria, il piccolo alimentari, il negozio d’elettronica: tutto svanito nelle pieghe del tempo che ha cambiato la gerarchia delle famiglie e un certo modo di vivere il centro storico. 

La concorrenza dei supermercati. «Via Porta Conca e via Nuova erano molto più animate di oggi – ricorda Livio – Si passeggiava, le auto transitavano sotto la Porta, viale Morroni era a doppio senso, e tutto era la garanzia di una vitalità che oggi è scomparsa».

Lui invece è rimasto, resistendo anche quando iniziò a profilarsi l’assalto dei supermercati: «La loro è una concorrenza sleale, fatta di prezzi bassi: per questo i piccoli negozi chiudono – spiega Livio - Io mi difendo offrendo la qualità delle mie carni e del mio servizio: in questo modo, il cliente non ti abbandona. D’altronde, sono qui da cinquant’anni: ho servito i genitori e ora i loro figli vengono da me. Sono soddisfazioni non da poco». Non bastasse la grande distribuzione, nel mezzo ci s’infilano anche le disfunzioni della pubblica amministrazione, come la chiusura del mattatoio di via Greco avvenuta nel 2016 (per il quale il Comune di Rieti ha avviato una ricognizione dell’interesse al fine di assegnarne nuovamente la gestione) che, insieme a tanti altri suoi colleghi, ha costretto Livio a modificare le sue abitudini: «Una volta si andava al Foro Boario, poi ci spostammo a via Greco. Ora, il fatto che sia chiuso è un bel problema: io, ad esempio, mi sono dovuto spostare a Borbona per poter macellare le carni». 

Il futuro. Il futuro della professione quale è? «Ci sono stati dei giovani che nel corso degli anni mi hanno chiesto di poter fare pratica qui, per poi andare a lavorare nei supermercati. Manca tuttavia la volontà di sopportare il sacrificio per gestire un’attività come questa: dall’altra parte, però, si tratta di uno sforzo che non viene più ripagato come un tempo e questo finisce inevitabilmente per allontanare molti». E Livio, ultimo baluardo di Porta Conca, cosa vuole fare da grande? «Continuo a svolgere il mio mestiere con lo stesso spirito di quando iniziai a 22 anni e non sono affatto stanco – conclude candidamente – Smettere? Non ci penso minimamente: quando avrò ottant’anni inizierò a pensarci».

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