RIETI - Nella storia reatina ci sono personaggi dei quali basta dire il nome, o il soprannome, per capire subito di chi si tratta e la sua arte, come quando si citano Checco o Adelmo. Lo stesso vale per Adriano, al secolo Boncompagni, per il quale il termine adatto è quello di “pioniere” poiché, nella sua lunga e multiforme carriera, è sempre stato un passo avanti, e forse qualcosa in più, sapendo fiutare da che parte tirava l’aria e come diversificare i propri obiettivi.
Gli esordi
Nato nel 1929, Adriano inizia a lavorare adolescente nel forno Santoprete a Porta D’Arce per poi andare anche a Roma, dove impara l’arte della pasticceria, non prima di aver fatto esperienza come macellaio, per aprire infine un bar nel 1963 in viale dei Flavi, sul lato opposto alla caserma Verdirosi, «ma non nei locali attuali», cioè quelli della pizzeria “Rugantino”, alcune decine di metri più in là in piazza Marconi, come racconta il figlio Marco, che orgogliosamente tramanda arte e insegnamenti del padre.
New trend
Come ricorda il figlio Marco, «con la stessa rapidità con cui si sale alle stelle si scende alle stalle». Ancora una volta Adriano fu imitato e, a Rieti, aprirono altre discoteche per cui, nel 1989, l’O Rey chiuse i battenti per tornare bar e sala biliardo ma, soprattutto, sala per poter seguire eventi sportivi via satellite, dove a turno si riunivano i tifosi di ogni squadra. «Pagavamo 20 milioni l’anno di abbonamenti, ma così facevamo risparmiare gli appassionati», spiega Marco. Quindi il satellite arrivò in altri locali e, infine, a buon prezzo nelle case. «Nel frattempo, per non stare fermo, papà nel 1997 aveva aperto a Santa Rufina una pizzeria al taglio con gelateria finché, nel 1999, inaugurò “Rugantino” dove, instancabile, ha sfornato pizze fino 2016 per poi lasciare il testimone a me. Cosa mi ha insegnato? Lavorare con serietà, onestà, sacrificio senza mai seguire rischiose scorciatoie e sempre per offrire il servizio migliore alla città».
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