Rieti, processo Te.Sa.: fatture e ruoli sotto la lente d’ingrandimento

Sant'Antonio al Monte
di Emanuele Faraone
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 00:10

RIETI - L’istruttoria dibattimentale continua a scavare sul caso Te.Sa., il consorzio di cooperative reatineal consorzio di accoglienza agli immigrati i cui cinque soci (tutti imputati), sono chiamati a rispondere a varie contestazioni che vanno dall’associazione a delinquere alla truffa ai danni dello Stato, fino alla malversazione e subornazione per aver distratto - secondo la pubblica accusa (pm Rocco Gustavo Maruotti) a fronte di 1.700.000 euro di finanziamenti statali, circa 650mila euro che sarebbero stati utilizzati per diverse attività collaterali - soprattutto di catering e ricettive - nel plesso claustrale di Sant’Antonio al Monte (nella foto d’Archivio) anziché essere destinati ai rifugiati del progetto di accoglienza “Emergenza nord Africa”.
In aula davanti al collegio presieduto dal giudice Carlo Sabatini (giudici a latere Virginia Arata e Alessio Marinelli), altri testi dell’accusa esaminati dal pubblico ministero Maruotti e controesaminati dalle difese degli imputati. Dopo la lunga escussione dei finanzieri per illustrare l’attività investigativa avvenuta nelle scorse udienze, l’aula Caperna ha ospitato il titolare della società “Gol”, che inizialmente aveva in gestione il convento, il responsabile della ditta che fornì il mobilio e il direttore tecnico della ditta che eseguì importanti lavori nel complesso religioso di Sant’Antonio al Monte.

Lavori per un importo complessivo di circa 100mila euro per opere di potabilizzazione, adduzione acqua calda sanitaria e altro. E poi ancora all’attenzione dei giudici intestazione di utenze, dettagli di fatture, incarichi per prestazioni lavorative. Poi - in riferimento a una breve indagine parallela che non trovò mai alcun riscontro probatorio e subito conclusa - la domanda del pm Maruotti su presunte voci di prostituzione all’interno del convento cui viene risposto dal titolare della “Gol”: «Mai sentita nessuna voce, né avuto alcun sentore. Se l’avessi saputo sarebbe finita molto male». Sotto esame anche gli spazi dedicati agli immigrati che avrebbero interessato l’intero primo piano più i locali cucine e qualche altra stanza. Il processo vede come imputati il rappresentante e il presidente Te.Sa. unitamente ad altri tre soci.

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