RIETI - Ennio Panetti è la storia di come un reatino della prima ora possa arrivare sino ai vertici della fiducia della federazione italiana di pentathlon moderno e divenire parte attiva del movimento di rinnovamento della nazionale azzurra che punta dritto al medagliere delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ricevuta la nomina di team leader azzurro ad inizio luglio, è stato lui, in pochi giorni, a convincere i vertici federali della bontà di Rieti e delle sue strutture come luoghi ideali per il collegiale di dieci giorni che, da lunedì scorso e fino a giovedì prossimo, continuerà ad impegnare i sedici azzurri pronti a sbarcare ai Mondiali Seniores del Cairo, in Egitto, in programma dal 21 al 29 agosto. Un colpo d'occhio che, con il supporto della nuova amministrazione comunale, ha individuato il triangolo perfetto tra la piscina comunale di via Theseider, il PalaCordoni e lo stadio Guidobaldi per allenare quattro delle cinque discipline del pentathlon moderno. Per Panetti, che fu tra gli atleti dell'atletica leggera della storica Alco Rieti, il ritiro degli azzurri in città equivale a respirare aria di casa.
L'ARRIVO NEL PENTATHLON
Dagli albori dell'atletica leggera reatina di quarant'anni fa, però, l'arrivo nella famiglia del pentathlon italiano era ancora molto di là da venire: Panetti è prima cresciuto da atleta al Guidobaldi, poi dal 1976 all'80 divenne direttore tecnico del gruppo dell'atletica leggera del Corpo Forestale («Ho contribuito io a farlo nascere», precisa) e dal 1992 di nuovo direttore tecnico, stavolta della nazionale giovanile italiana del mezzofondo.
PRESENTE E FUTURO
Tra una nuotata in piscina, la scherma al PalaCordoni e il tiro-corsa al Guidobaldi, è Ennio Panetti che si preoccupa che tutto fili liscio e senza grane: le porte lasciate aperte di primo mattino al PalaCordoni per non trasformarlo in un forno durante gli allenamenti, gli spostamenti del gruppo ovunque si vada, un costante contatto telefonico con vertici federali e il direttore tecnico, sempre a fianco dei tecnici presenti a Rieti. E' il papà della nazionale: «Il team leader deve preoccuparsi di amalgamare il gruppo: devo avere la piena fiducia dei ragazzi, alle volte si confidano su questioni che magari fanno fatica ad esternare con i tecnici o la famiglia». E fino al 2020 cosa si fa? «L'Italia del pentathlon non porta più a casa una medaglia olimpica dalla Spagna del 1992» prosegue Panetti, ancora euforico per l'oro e l'argento individuali appena conquistati ai Mondiali Junior da due dei sabini del pentathlon, Daniele Colasanti e Aurora Tognetti: «Il Coni fa programmi quadriennali: ciò che vuole, adesso, sono le medaglie di Tokyo più ovviamente tutto il resto, tra europei e mondiali. Io? Per il momento arriviamo a Tokyo, poi si deciderà».