Il cantautore romano - «sono innamorato della mia città, non mi ritrovo in Italia ma non riuscirei mai a lasciarla» - arriverà in città domani - martedì 12 - alle 15 al negozio Maistrello Musica per presentare il suo nuovo album concept «Che cosa ci siamo fatti». Un lavoro sull’incapacità relazionale dei ragazzi e sulle loro insicurezze, distante anni luce dal rap rabbioso e acerbo dell’inizio e dai diverbi che accesero il dibattito nel talent di Canale 5 «Amici». Briga non rinnega ma neppure esalta quel periodo: «un’esperienza formativa che mi ha permesso di avere visibilità e allargare il mio bacino d’utenza, di arrivare prima dovrei avrei voluto e che mi ha dato una certa indipendenza economica, ma sono certo che in ogni caso avrei proseguito questo mestiere».
Un disco intenso, tutto suo: «l’ho scritto e arrangiato io. Oggi ci sono troppe persone nel processo creativo, un cantautore si avvale di molti collaboratori e questo rischia di non far emergere appieno il suo punto di vista. Credo che il cantautore debba creare un’opera personale». Un progetto che segue il romanzo «Novocaina» e segna una svolta per Briga, contribuendo a scrollargli di dosso gli stereotipi da «creatura del piccolo schermo» che spesso l’opinione comune ti appiccica.
«Tengo a far trasparire il mio lavoro, la mia formazione, le mie passioni, i miei interessi». E stupisce la grande coscienza sociale e culturale di un cantautore così giovane, il desiderio di far trasparire il messaggio che «si arriva a un obiettivo solo dopo aver viaggiato, pensato, studiato. A 17 anni parlavo già quattro lingue, ho vissuto all’estero, leggo molto, mi piace conoscere». Se i ragazzi seguissero questo di insegnamento, sarebbe già molto.
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