«E ora - prosegue Aluffi - non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per la ripresa delle nostre attività, con tutto il rispetto per i musei che non scappano, che non possono essere fruiti dagli stranieri e che non rischiano il fallimento. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».
Confartigianato ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore.
«Situazione drammatica - aggiunge la Presidente di Confartigianato Benessere Antonella D’Angeli - le nostre attività sono al collasso. Non so quanti centri riapriranno e quanti collaboratori saremo in grado di far tornare ai propri posti di lavoro. Come Confartigianato stiamo predisponendo un protocollo per mettere in sicurezza i luoghi di lavoro. Questo ulteriore slittamento, non giustificato, può essere l’ulteriore elemento per la chiusura definitiva della stragrande maggioranza delle imprese del settore benessere e un via libera all’abusivismo».
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