Rieti, coronavirus, la farmacista
Marta Martini a Spoleto: «Ansia
e lavoro burocratico triplicato,
preoccupata per i familiari»

Marta Martini
di Giulia Moroni
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Venerdì 15 Maggio 2020, 11:41
La quarantena per la farmacista Marta Martini, 29 anni di Rieti non è ancora finita, dovrà aspettare ancora un po’ di tempo prima di poter tornare a casa dalla sua famiglia. Rimasta legata all’Umbria dopo la laurea a Perugia, lavora in una farmacia a Spoleto da due anni.

Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato nel suo lavoro?
«La difficoltà più grande è stata mettere a distanza il paziente, solitamente è una sorta di grande famiglia, adesso abbiamo i vetri in plexiglass. La situazione è diventata pesante, appena arrivo a lavoro la prima cosa da fare devo disinfettare subito le mani, mettere guanti, igienizzare il camice, mettere la mascherina, gli occhiali, questo è il vero cambiamento che si percepisce, tutti i giorni fare sempre queste cose è diventata un’abitudine, ma è una brutta situazione perché si percepisce la paura anche da parte del paziente. Inoltre, i medici di famiglia mandano tutte le ricette in farmacia, e dobbiamo fare un lavoro di smistamento posta, controllo dei piani terapeutici, scaricare e stampare le ricette, molti vengono solo con una parte di un codice e spesso dobbiamo chiamare il dottore, a livello burocratico il lavoro è triplicato».

Per ora non può tornare a casa, come sta vivendo questi mesi?
«A Spoleto vivo sola, ogni tanto è venuto il mio ragazzo che si trova in Umbria, ma sono stata lontano dagli affetti, sono preoccupata per i nonni, per mia madre a casa e anche per le mie amiche, la situazione non era facile neanche a Rieti e il fatto di non poter tornare e vedere di persona cosa stava accadendo mi ha fatto venire molta ansia. Non ho molto tempo libero perché i turni di lavoro sono aumentati, faccio spesa e poi resto a casa per rispettare le regole e giro poco perché non mi sembra giusto nei confronti degli altri per il lavoro che faccio. Con i miei colleghi spesso ci siamo divisi il compito per facilitare i volontari della Croce Rossa; in base al quartiere dove abitiamo ognuno di noi porta il farmaco al vicino e alle case limitrofe. Qui i pompieri, la Croce Rossa e la Croce Verde facevano questo servizio e abbiamo cercato di alleggerirlo facendo anche noi da corrieri per i più anziani che sono soli e per evitare le uscite. Per ora non posso tornare a casa, mi hanno consigliato anche dalla Asl di aspettare i test sia sierologico che il tampone; sono in attesa, stanno dando giustamente la precedenza all’ospedale e poi a noi e ai medici di famiglia, potrei essere una portatrice che non manifesta i sintomi».

Le farmacie sono state prese d’assalto per mascherine e gel igienizzanti, siete forniti?
«Siamo abbastanza forniti, abbiamo avuto sempre a disposizione la mascherine chirurgiche e le ffp2, sconsigliamo quelle con la valvola. Dopo il decreto abbiamo rimandato indietro le mascherine che avevamo e preso quelle a 0,61 euro perché c’è l’Iva da applicare, abbiamo anche le mascherine per i bambini, specifiche dai tre anni in su perché le altre non vanno bene non aderiscono al viso, per fare in modo che possano andare nei parchi uscire adesso che è finita la fase uno».




Di chi è stata la paura più grande tra i clienti, quale consigli si sente di dare alla popolazione?

«I giovani erano un po’ inconsapevoli e prendevano la situazione alla leggera, dicevano che si esagerava, gli adulti sono tanto nervosi, ansiosi e impauriti, purtroppo sono aumentati anche gli psicofarmaci e i farmaci fitoterapici.

Ricominciare con cautela e consapevolezza perché a mio avviso, finché non si scopre un vaccino, che sarà difficile ottenere perché un virus che muta molto, bisogna stare attenti e non prendere alla leggera la fase due, rispettare le regole ed essere responsabili, perché ci vuole soprattutto molto giudizio del singolo».







 
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